La rivolta degli immigrati di Rosarno: cosa è cambiato

Immigrati di Rosarno

Due anni dopo la rivolta degli immigrati di Rosarno, tutto è come prima. Ogni giorno, alle 5 del mattino, centinaia di persone si ritrovano per strada alla ricerca di lavoro. Se sono fortunati passa il caporale che li carica sul camioncino: 25 euro al giorno per raccogliere le arance nei campi. Ma quando il lavoro non c’è, tornano da dove sono venuti. Una vecchia scuola alle porte della città o ruderi abbandonati che hanno occupato: senza luce, senza acqua, senza niente.

Il dramma degli immigrati di Rosarno

Agli italiani qui le cose non vanno meglio. In tanti, emigrati di ritorno, rientrano dal Nord: giovani e meno giovani, alla ricerca disperata di un lavoro che non c’è. “I politici hanno rovinato l’Italia. Mentre io cerco di fare giornata quelli si intascano i milioni di euro” si sfoga un pescivendolo. “L’affitto, il mangiare, la macchina da mantenere: i soldi non bastano più” gli fa eco un altro cittadino di Rosarno. Sul gesto folle di Preiti davanti a Palazzo Chigi c’è chi non va tanto per il sottile: “Ne servivano altri come lui, bisogna sparare a questi figli di puttana. I politici sono tutti ladri, non lo sapete?”. “Io ce l’ho con tutto il mondo” – racconta un operaio, senza lavoro da più di un anno e ora con in tasca un assegno di disoccupazione di 400 euro al mese in scadenza – “La politica non fa niente per noi. Il Sud è stato tutto abbandonato. Preiti ha sbagliato a sparare? Non lo so”.