Il Governo ha ascoltato le lamentele dei banchieri ripristinando commissioni bancarie su prestiti e fidi. Purtroppo questi soldi serviranno solo a fare cassa perché non saranno redistribuiti ai cittadini. Nel 2020 l’Italia sarà il paese in cui si andrà in pensione in età più avanzata, superando la Germania. Ma le banche possono stare tranquille. Il punto nell’editoriale di Gianni Dragoni, giornalista del Sole 24 ore, per Servizio Pubblico, programma di Michele Santoro.
Commissioni bancarie: cosa cambia
Cosa è successo in Aula? La cronaca di Repubblica:
Il governo ha ottenuto con 447 sì e 73 no la fiducia alla Camera sul decreto legge sulle commissioni bancarie. Il testo è quello già approvato al Senato. Gli astenuti sono stati 31, 551 i deputati presenti. Si tratta del diciassettesimo voto di fiducia incassato dal governo Monti dal giorno dell’insediamento dell’esecutivo. Nella tarda mattinata di domani è previsto il voto finale sul provvedimento. Per il governo, è stato il risultato più basso dopo i 420 sì avuti il 9 febbraio sul decreto carceri.
Il decreto legge su cui l’Aula della Camera ha votato la fiducia corregge la norma che cancellava le commissioni bancarie sui prestiti, introdotta dal decreto liberalizzazioni; norma che aveva portato alle dimissioni per protesta (poi rientrate) dei vertici dell’Abi.
Il decreto liberalizzazioni prevedeva che fossero nulle le commissioni bancarie per le aperture delle linee di credito in caso di sconfinamenti, mentre il dl banche ridimensiona quella norma e sancisce la nullità solo nel caso non vengano seguite le disposizioni sulla trasparenza adottate dal Cicr. Il decreto prevede anche lo stop delle commissioni bancarie per le famiglie che vanno in ‘rosso’ sul conto corrente fino a 500 euro e per meno di 7 giorni consecutivi in ogni trimestre.