“Quando nacque l’Euro ci fu una fase iniziale in cui un euro valeva 80 centesimi di dollaro. Adesso l’euro non scende mai sotto il valore di un dollaro e trenta centesimi: è un aspetto di rigidità assurdo”. Per Federico Rampini, ospite di Servizio Pubblico, uscire dall’euro non è praticabile. Perché “ci serve una politica di svalutazione competitiva dell’euro nei confronti del dollaro per poter puntare alla crescita”.
Rampini sull’Euro
In un articolo su Repubblica Rampini ricostruisce così la nascita della moneta unica:
C’era la promessa di un mondo bipolare, alla nascita dell´euro dieci anni fa. Un equilibrio monetario, un sistema più equo e pluri-centrico, meno vulnerabile agli shock unilaterali venuti dall’America: a questo doveva assomigliare il futuro con l´euro. Dieci anni sono pochi nella storia di una moneta, eppure non si sfugge ai bilanci: e fin qui la promessa è stata delusa. L´euro non ha protetto il Vecchio continente dalla crisi finanziaria partita dagli Usa, anzi lo shock sistemico del 2008 è l´origine di una serie di convulsioni che pur avendo il loro inizio a Wall Street hanno finito per mettere in questione la stessa tenuta dell´unione monetaria europea. E il mondo di oggi non ci appare più stabile, almeno per l´assetto dei mercati finanziari, di quanto fosse dieci anni fa.
La visione globale è importante nella genesi dell´euro. Dentro il patto franco-tedesco che risale al binomio François Mitterrand-Helmut Kohl, e che spianò la strada alla riunificazione delle due Germanie, la moneta unica aveva molteplici funzioni. Era certo un prezzo pagato dai tedeschi – la rinuncia al solido e amato marco – per il ricongiungimento con la Germania Est che alterava gli equilibri geostrategici e i rapporti di forze in Europa.
Ma l’euro voleva essere anche il pilastro di un nuovo ordine monetario internazionale.