Il governo Monti ha deciso di sedersi al tavolo con il Governo svizzero per provare ad incastrare gli evasori fiscali. Gianni Dragoni analizza il percorso economico e finanziario dal primo scudo fiscale ad oggi. E si sofferma sulla piccola tassa imposta dal Governo per garantire l’anonimato a chi ha smosso denaro verso l’estero, magari in modo poco ortodosso. L’editoriale per Servizio Pubblico, programma di Michele Santoro.
L’accordo Italia-Svizzera e lo scudo fiscale
Ma quanti sono i capitali effettivamente rientrati in Italia dai paradisi fiscali ‘grazie’ allo scudo fiscale? Per Dragoni il sospetto è che chi ha usufruito dello scudo si sia messo in regola denaro clandestino, frutto di evasione fiscale. L’Associazione Private Banker stimava che quasi dei 300 miliardi dei tesori italiani all’estero, circa 125 fossero in Svizzera e 86 in Lussemburgo. I capitali legalizzati con la tassa del 5% sono stati 100 miliardi del quale due terzi provenienti dal territorio elvetico. Non tutti però sono davvero rientrati in Italia: la Banca d’italia dichiara che 34 miliardi sono fisicamente qui, il resto sarebbero rimasti all’estero senza neppur essere reinvestiti. Questo grazie al rimpatrio giuridico: una semplice dichiarazione più il pagamento della mini tassa. Insomma, su un totale di 300 miliardi di soldi all’estero 200 non sono stati toccati.