“C’è una guerra nella magistratura che fa paura”. A Servizio Pubblico Piero Sansonetti parla di una faida interna alla magistratura che avvolge le relazioni tra giudici e pentiti. Dal 1992 in poi, inoltre, c’è una certa retorica antimafia: frasi fatte e banalità.
Sansonetti e la magistratura
Per il direttore di Calabria Ora “tra Pignatone e Cisterna si è aperta una guerra senza quartiere. Con un uso demenziale dei pentiti. Anche tutta la vicenda Provenzano sta dentro questa guerra intestina alla magistratura. Parliamo spesso di quanto sia marcia la politica ma ci sono anche altri attori in campo. Dal 1992 c’è una storia della magistratura che è alquanto preoccupante”.
Sansonetti sulla mafia
“E’ difficile raccontare la storia della mafia senza raccontare la storia della politica. Soprattutto la storia della politica della Prima Repubblica. Che non è mai stata raccontata perché si è risolta con la dissoluzione di Tangentopoli. Che parla di alcune mazzette e basta” – racconta Sansonetti sempre a Servizio Pubblico – “Perché Falcone è stato ucciso? Fino a quella strage c’è la destra della Dc, la Dc andreottiana, che è vicina alla mafia, ci sono gli omicidi degli anni ’80, Mattarella, La Torre…Nel 1992 le cose però sono cambiate. Il patto è già saltato. C’è un altro pezzo della Prima Repubblica che è in collegamento con la mafia, magari sempre la Dc, di cui sappiamo pochissimo. La politica non permise a Falcone e Borsellino di lavorare, vennero attaccati prima dalla destra e poi dalla sinistra. In qualità di ex direttore dell’Unità feci anche un mea culpa…”.