La pubblicità perde milioni ogni anno. Nell’ultimo, cinquanta milioni in meno. E la Rai, che si finanzia con il canone, come affronterà gli introiti minori? Il punto nell’editoriale di Gianni Dragoni, giornalista del Sole 24 ore, per Servizio Pubblico, programma di Michele Santoro.
Rai Pubblicità
A novembre 2014 anche Giorgio Meletti e Carlo Tecce del Fatto Quotidiano si soffermano sullo stato delle casse della Rai:
La Rai sta andando a fondo e tutti fanno finta di niente. Per mesi gli esegeti del servizio pubblico televisivo si sono strappati i capelli per il salasso da 150 milioni di euro imposto dal premier Matteo Renzi alla presidente Annamaria Tarantola e al direttore generale Luigi Gubitosi.
Ma la voragine autentica dei conti Rai è sul fronte della raccolta pubblicitaria. Nel 2007, prima della grande crisi, la concessionaria Sipra ha venduto spot per 1,371 miliardi di euro. Nel 2013 il contatore si è fermato a 768 milioni. Quest’anno il capo di Rai Pubblicità Fabrizio Piscopo ha già ammesso che non andrà oltre i 670/690 milioni nella migliore delle ipotesi.
In sette anni, i ricavi pubblicitari della Rai si sono semplicemente dimezzati. Nello stesso periodo Mediaset ha perso circa il 30 per cento della pubblicità, perché il periodo è duro per tutti. Però le televisioni del Biscione sono private e possono manovrare a piacimento il mix di prodotto e il costo dei palinsesti, mentre la Rai deve fare i conti con gli obblighi del servizio pubblico per il quale paghiamo il canone, e invece manifesta una certa rigidità strategica. Nessuna azienda normale rimarrebbe ferma di fronte al dimezzamento dei ricavi tipici.