“Servizio Pubblico resta nella storia della televisione italiana per quello che ha fatto”. Così Paolo Mieli, presidente di Rcs Libri, sull’avventura di Michele Santoro ed i centomila sostenitori: “Per la prima volta si è messa in piedi una cosa fuori dai circuiti fondamentali a cui siamo abituati e un pubblico notevole lo ha seguito costantemente”.
Paolo Mieli su Servizio Pubblico
I complimenti di Paolo Mieli ci permettono di ‘rispolverare’ l’editoriale con cui Santoro ricorda nel corso di Italia la nascita di Servizio Pubblico:
“Quando quel cavaliere ci cacciò dalla televisione accadde questo. Nel paese si sviluppò proprio sul piano televisivo una linea di resistenza che celebrò il suo grande giorno di vittoria quando quel cavaliere mise piede dentro uno studio televisivo. Si chiamava Servizio Pubblico ed era stato voluto da centomila cittadini italiani che avevano pagato dieci euro a testa per avere uno spazio televisivo al servizio del paese. Quel cavaliere che voleva distruggere tutto in realtà chiese ospitalità a quello studio. Quello fu il momento in cui potevamo dire con certezza che la resistenza aveva trionfato. Fu un grande evento televisivo. Il guaio è quello che accadde dopo. Trasformare un trionfo televisivo in una sorta di disavventura totale dell’umanità. E perché? Perché sulla rete bande di propagandisti inferociti iniziarono a dire ‘Berlusconi ha vinto’. Perché quelli di Berlusconi dicevano che Berlusconi aveva vinto. Poi arrivarono quelli di Grillo che dissero Berlusconi ha vinto perché avevano bisogno di dire che noi non servivamo più a niente…Quindi che cosa accadde? Per la prima volta un grande evento televisivo fu battuto dal senso comune che si era creato sulla Rete”.