A pochi giorni dalla chiusura delle liste, Marcello Dell’Utri commenta le decisioni del suo partito. A partire dall’esclusione di Cosentino e dal suo passo indietro. “Per me fino a che non c’è condanna non si può parlare di incandidabilità di nessuno. Perché non sono scappato con le liste? Non le avevo”. L’intervista di Dina Lauricella per Servizio Pubblico.
Dell’Utri impresentabile
“Sono deluso, amareggiato e rassegnato. Tutte e tre le cose. Io fuori dalla lista e Berlusconi dentro? Berlusconi è un’altra cosa, è come Garibaldi: non si può criticare” – spiega Dell’Utri, storico braccio destro del Cavaliere – “Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa? Non è grave, lo disse anche il presidente Andreotti…Io mi sono sempre dichiarato in politica per legittima difesa. Lo so, è impopolare. Però c’è un mondo numeroso che condivide questa scelta”.
Travaglio e gli impresentabili
Sul tema degli impresentabili ecco il contributo di Marco Travaglio nel suo editoriale: “Si dividono in due categorie. Quelli che non vengono presentati e quelli che vengono presentati lo stesso. Il Pdl ad esempio ha fatto fuori solo quelli famosi. E neanche tutti: il Cavaliere ad esempio si è salvato. Si è guardato allo specchio e si è trovato particolarmente presentabile e si è candidato. In lista tra indagati e condannati ci sono 33 impresentabili. Comprendendo tutto il centrodestra si arriva a 50. Nel Pd Bersani ha chiesto a tutti un’autocertificazione di illibatezza. Ma non prima, bensì dopo le primarie: quindi dopo aver preso i voti. Alla fine sono saltati in quattro tra cui Crisafulli. Ingroia e Grilli non ne hanno”.