Il piano per uccidere Di Matteo. In studio si ricostruiscono le dichiarazioni del mafioso Vito Galatolo che racconta il piano per eliminare il magistrato Nino Di Matteo, ordinato da Matteo Messina Denaro: “Il tritolo è ancora a Palermo”.
Vito Galatolo su Di Matteo
“Io sono stato uomo d’onore e capo famiglia dell’Acquasanta a Palermo. Al Fonde Pipitone dove abitavo si riuniva spesso il gotha di Cosa Nostra, a volte venivano altre persone, uomini dei servizi segreti. Volevamo ottenere informazioni su indagini, blitz e arresti prima che venissero compiuti. In seguito sono diventato capo mandamento di Resuttana, sotto capo era Vincenzo Graziano. Nel 2012 ero appena uscito dal carcere, era l’anno della riorganizzazione. Facemmo una riunione e Vincenzo Graziano mi disse che Girolamo Biondino voleva organizzare un incontro urgente. In quella riunione mi fu comunicato che sarei diventato capo mandamento di Resuttana. Biondino mi disse che era di Matteo Messina Denaro la decisione. Biondino aveva in un mano un biglietto e siccome balbetta un po’ lo fece leggere ad Alessandro D’Ambrogio. Il pizzino portava la firma di Messina Denaro e diceva che bisognava fare un attentato a Di Matteo perché si doveva fermare, stava andando oltre. Decidemmo di farci carico della preparazione e dell’attentato. Mettemmo insieme con le famiglie di Palermo 600 mila euro. L’esplosivo sarebbe stato comprato in Calabria e poi trasferito a Palermo”.