Disarmo unilaterale

Disarmo unilaterale
Nel Belpaese ci si arma. E a volte si spara, per difendersi e non solo. Il centauro che a Pisa apre il fuoco perché la folla gli ha gridato di andare piano, il fascista che a Macerata spara contro i neri per punire i macellai assassini della povera Pamela. E il gioielliere che in provincia di Napoli preme il grilletto contro i rapinatori, sono tutti sintomi della febbre del Paese. Ma davvero è la percezione della insicurezza che porta gli italiani ad armarsi? O è la paura del diverso? Il nero, il migrante? Le statistiche raccontano che i dati, i numeri dei reati di forte allarme sociale sono diminuiti eppure gli italiani si armano.

Nel Belpaese ci si arma. E a volte si spara, per difendersi e non solo. Il centauro che a Pisa apre il fuoco perché la folla gli ha gridato di andare piano, il fascista che a Macerata spara contro i neri per punire i macellai assassini della povera Pamela. E il gioielliere che in provincia di Napoli preme il grilletto contro i rapinatori, sono tutti sintomi della febbre del Paese.

Ma davvero è la percezione della insicurezza che porta gli italiani ad armarsi? O è la paura del diverso? Il nero, il migrante? Le statistiche raccontano che i dati, i numeri dei reati di forte allarme sociale sono diminuiti eppure gli italiani si armano.

Un settore che in Italia non conosce crisi, quello delle armi da fuoco: secondo Vicenza Today vale 7 miliardi di euro se si considera il settore civile, venatorio e sportivo. In circolazione ci sarebbero addirittura una pistola e un fucile ogni 9 abitanti. Secondo i dati della rivista australiana GunPolicy, rilanciati oggi dal Secolo XIX, in Italia ci sarebbero in circolazione sette milioni di “pezzi” tra legali e illegali.

Disarmo unilaterale

Una passione dimostrata anche dai numeri del successo del salone dedicato alle sole armi da caccia “Hit Show”, finito al centro delle polemiche per le foto dei bambini in giro per i padiglioni, mentre imbracciano pistole e fucili vicino ai genitori. Tanto da spingere il sindaco Achille Variati a dichiarare a Repubblica: “Non doveva andare così. E mi impegno perché non succeda più”. Sono anni che seguiamo con attenzione l’evoluzione di questo fenomeno. Le nostre testimonianze raccolte tra i gioiellieri o i benzinai del Nord del Paese parlano di sfiducia nei confronti dello Stato, evocando così il bisogno di farsi giustizia da soli.

Ma a Macerata, Luca Traini che spara nel mucchio per vendetta, come risposta all’omicidio della povera Pamela, rappresenta uno spartiacque da non sottovalutare. Come se dietro a questa giustizia fai da te vi fosse un disegno politico. Non è più tempo di alimentare il fuco delle polemiche. Oggi il rischio è quello di un Paese che sceglie il rumore delle armi.

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