Nel dossier Mitrokhin la storia dei brigatisti arrestati in casa della figlia della spia del Kgb

dossier Mitrokhin
Il personaggio di Giuliana Conforto, figlia di Giorgio, nome in codice Dario

di Guido Ruotolo

Sul caso Moro spunta fuori una pagina inedita, autografa, del dossier Mitrokhin, custodita negli archivi centrali “Churchill” di Cambridge, Inghilterra. Secondo quanto scrive Mitrokhin il Kgb ha temuto che l’arresto dei brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda rientrasse in una più vasta operazione diretta a neutralizzare una loro spia, Conforto. A tirare fuori questa inedita pagina del dossier Mitrokhin è l’ex consulente della stessa commissione Mitrokhin, Mario Scaramella, che dapprima avvertì Alexander Litvinienko del piano per eliminarlo e poi fu addirittura accusato (infine scagionato dagli stessi inglesi) dall’ex 007 russo di essere lui il suo nemico. Era il primo novembre del 2006, l’ex spia del Kgb rifugiato in Inghilterra, Litvinienko, aveva incontrato in un ristorante di sushi di Piccadilly, Londra, lo stesso Scaramella. Quel giorno vedrà poi altri due ex agenti del Kgb riparati a Londra, Dmitry Kovtun e Andrey Lugovoi e un esule russo miliardario, Boris Berezovsky (che sarà poi ucciso nel 2013). A fine giornata comincerà la sua terribile agonia. Litvinienko fu avvelenato con una sostanza radioattiva, il polonio.

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Il dossier Mitrokhin e i brigatisti Morucci e Faranda

Dunque Mitrokhin. Finora, dopo quarant’anni di indagini, processi, dibattiti, analisi e scenari ipotizzati come sfondo al sequestro e all’omicidio dello statista democristiano Aldo Moro, si è sempre sottolineata una ostilità russa o americana, o anche di ambedue le superpotenze, nei confronti della politica di Aldo Moro. Lasciando aperta la porta a un possibile coinvolgimento straniero nella gestione del sequestro e della fine di Moro (che non significa necessariamente un loro coinvolgimento diretto negli eventi).
Moro caldeggiava una linea politica che puntava a legittimare in Italia l’alternanza, come esito fisiologico dell’orientamento politico degli italiani. C’era ancora il Muro di Berlino e in Italia c’era il partito comunista più forte in Occidente. E dunque se il Pci avesse vinto le elezioni, secondo Moro, non sarebbe stato un dramma che anche il Pci fosse chiamato a governare il Paese.

Addirittura, c’è chi ha rispolverato un “incidente” d’auto subìto dall’allora segretario del Pci Enrico Berlinguer, la sera del 3 ottobre, del 1973 a Sofia, Bulgaria. L’auto “blu” lo stava accompagnando all’aeroporto quando subì un tremendo impatto con un camion. L’autista dell’auto morì e Berlinguer si ferì alla testa. Un importante esponente del Pci, Emanuele Macaluso, ipotizzò successivamente che potrebbe essere stato un incidente provocato, per togliere dalla scena il segretario del Pci che pochi giorni dopo avrebbe tracciato la linea del compromesso storico. Insomma, Berlinguer e Moro davano fastidio. Ora, per la prima volta viene fuori da un documento ufficiale russo che il Cremlino nulla sapeva del sequestro e della morte di Aldo Moro.

Il dossier Mitrokhin e Giorgio ‘Dario’ Conforto

Un passo indietro nel tempo. Al 29 maggio del 1979, quando furono arrestati Valerio Morucci e Adriana Faranda, due brigatisti coinvolti nel sequestro e nell’omicidio Moro. I due furono arrestati nell’appartamento di Giuliana Conforto, figlia di Giorgio, nome in codice Dario, spia del Kgb. E proprio su “Dario” Conforto che l’ex consulente Scaramella ha trovato una pagina inedita di Mitrokhin. Alla fine del mese di Maggio 1979 la Residenza del Kgb in Roma riferisce che due importanti esponenti delle Brigate Rosse sono stati arrestati in casa della figlia di Giorgio Conforto. Il noto Conforto assicura che la figlia Giuliana non aveva conoscenza del fatto che i due con nomi di battaglia diversi dai propri fossero brigatisti, il padre assicura l’estraneità di Giuliana dai due brigatisti e che l’operazione dei servizi speciali italiani era rivolta contro i due e non contro gli operativi del servizio. Insomma, domande e risposte che lasciano intuire che i russi non sapevano nulla del sequestro Moro.