Nella ultima puntata di Quarta Repubblica è stato mostrato un servizio dove, a telecamera nascosta, si chiedeva ad alcuni immigrati di colore cosa pensassero di Salvini. Non penso sia un risultato incredibile che il loro giudizio sull’operato del ministro non sia stato proprio entusiastico.
Uno di questi, condannando il gesto criminale di Sy, l’autista dello scuolabus di Crema, ha detto: “Non potrei mai fare una cosa del genere, sequestrare bambini che non hanno colpa, se dovessi uccidere qualcuno ucciderei Salvini o qualcuno di responsabile”. Intendendo chiaramente che un’azione contro innocenti è tanto più assurda e criminale. “Se dovessi”, non ha detto “voglio uccidere Salvini” né “si deve uccidere Salvini”. Il senso inequivocabile è: non prendetevela contro chi non ha nessuna responsabilità.
Se ne è voluto artatamente deformare il significato trasformando le parole che condannavano i fatti di Crema in una incitazione all’omicidio se non addirittura in una intenzione dichiarata.
A Torino: “Se dovessi uccidere qualcuno UCCIDEREI Salvini”.
Vauro risponde: “Cosa c’è di strano?”
Questo signore non è normale… pic.twitter.com/lqjSysMlfP— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 27 marzo 2019
Il sottoscritto ha tentato di restituire alla frase il senso che aveva spiegando queste semplici cose. Ma subito è scattata l’accusa di complicità con questo “potenziale assassino” condita da strilli di indignazione e puntualmente dal solito Tweet di Salvini “…Questo signore non è normale”. Per chiarire: il signore in questione sono io, non il ministro.
Vauro
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