Salvini, il cinguettìo della polizia di Stato e il dovere della normalità

Corrispondenza di Bobo Craxi

Il cinguettio della Polizia di Stato che polemizzava direttamente con Roberto Saviano poteva essere derubricato come inopportuno gesto di un funzionario di turno al controllo ed alla diffusione in rete delle attività delle forze dell’ordine dello Stato; Insomma una “gaffe” non banale riprodotta nel bailamme della quotidiana guerra di opinioni che ci si scambia sulla rete.

La sua irritualità, più che far pensare ad un corpo dello Stato caduto in mani di una gestione politica diretta dal Ministro in persona, ribadisce la necessità di riflettere su norme consuetudinarie che attengono alla vita politica democratica italiana che ripetutamente negli anni cosiddetta della seconda, ora terza repubblica, sono state calpestate e che gravano come macigni nella gestione di funzioni politiche delicate come quelle ministeriali.

Buona regola è sempre, nel caso del Ministero degli Interni, che in cima a quella responsabilità non segga un uomo politico che è leader di partito proprio per mantenere in uno spazio di parzialità e di assoluto rigore una competenza così delicata da cui dipende la sicurezza dello Stato e dei suoi cittadini.

Salvini usa in modo improprio un Ministero (che tra l’altro a quanto pare frequenti molto poco) offrendo una propaganda insistente, fisica e celebrativa di corpi dello Stato che da lui dipendono che secondo lui rappresenta indossando una divisa, anche di ordinanza in barba alle leggi che ne fanno divieto esplicito.

Ma soprattutto parla di un corpo di cittadini in armi definendolo “mio” come se fosse un apparato dello Stato a sua disposizione.

E’ giusto che ci si identifichi e vi sia nell’azione congiunta fra amministrazione dello Stato una comune visione di obiettivi è sbagliato che si mescolino gli interessi che nel caso di Salvini è un utile esclusivamente elettorale, e la gestione politica di un Ministero.

Può diventare un arma contundente nei confronti di avversari politici, giornalisti scomodi a cui togliere la protezione personale, e cittadini inermi da intimorire  nel caso non volessero sottomettersi al mainstream sovranista, così come, di contro, impedire di intervenire sulle aree più estreme del radicalismo politico di destra che godrebbero un principio di impunità derivante dal cambio di clima politico del paese.

È una prassi, questa, in vigore nelle democrazie più fragili, per non considerare casi di vero e propri regimi reazionari ed autoritari.

Questo è potuto avvenire perché le norme consuetudinarie si sono infrante, regole non scritte ma in uso nella prassi politica in vigore dalla dopoguerra sino ad oggi. Al Ministero della Difesa è sempre preferibile evitare di indicare un militare, al Ministero della Giustizia è preferibile evitare di indicare un ex Magistrato così come sarebbe stato preferibile non infrangere la prassi che alla Farnesina fosse indicato come Ministro un ex Ambasciatore, cosa che si è verificata per ben due volte.

Quest’ultimo non soltanto è considerato dopo la Presidenza del Consiglio il Primo Ministero ma assieme al Ministro degli Interni è il dicastero più politico e quello della sicurezza interna è sicuramente il più delicato.

Le scalate che portano dal Ministero degli Interni direttamente alla guida dello Stato ci dicono che alla fine si rischia sempre la torsione autoritaria;  Ci sono casi in nelle democrazie d’occidente come in fragili sistemi politici nel mondo mediterraneo; I leader politici certo assumono in caso di situazione straordinaria le competenze più delicate, persino la difesa, come è occorso ai leader laburisti in Israele, ma in quel caso ci si trova appunto in una situazione di conflitto permanente.

Salvini ha trasformato l’emergenza degli sbarchi in un conflitto permanente, ha generato alleanze internazionali costruite praticamente solo su questo nemico da sconfiggere alimentando la percezione della paura e proponendo bislacche soluzioni sia per il contenimento degli stessi sino a rischiare i procedimenti penali o per avviare opere di contrasto contro le aggressioni sessuali per le quali propone la demenziale castrazione chimica, propedeutica al futuro ripristino della pena di morte che sarebbe il primo caso nell’Europa Occidentale post-bellica.

A queste obiezioni di fondo si oppone sempre l’argomento che la sinistra agita fantasmi perché nasconde il proprio atteggiamento codardo e imbelle; Il problema della sicurezza è un problema che riguarda tutti i ceti sociali indistintamente ed affrontarlo impegna l’insieme della società, ma il mantenimento della pace e dell’ordine sociale è tanto più giusto quando esso si ispira a criteri di umanità, questo vale per la lotta di contrasto al crimine o al mantenimento dell’ordine pubblico come alla lotta contro l’immigrazione clandestina gestita dalle mafie. Alimentare ed enfatizzare l’esistenza di un fenomeno per accrescere il proprio tornaconto politico personale o il prestigio di un servitore dello Stato alimenta l’idea che i Poteri che affrontano queste questioni siano poteri di parte a cui ne viene conferito uno speciale in nome e per conto dei cittadini che pretendono di rappresentare, siano essi rappresentanti delle forze dell’ordine che amministratori di Giustizia.

Uno Stato democratico sopravvive se i poteri mantengono il loro equilibrio e si comportano mantenendo fermi gli obblighi derivanti dalla legge che devono fare rispettare usando equilibrio e sobrietà.

Allora un potere sarà sempre di più rispettato; Se si ha l’impressione che esso viene utilizzato con arbitrio o per ragioni diverse dalle funzioni allora ci troviamo di fronte ad una anomalia che non potrà che continuare a produrre anomalie anche nel futuro.