CORONADELIRIUS “Meglio fuori?”

CORONADELIRIUS "Meglio fuori?"

Come era prevedibile, una delle nostre teste d’uovo più autorevoli, il professor Galli Della Loggia, editorialista di punta del Corriere della Sera, scopre che questa quarantena della democrazia può servire a creare un modello per quando (?) “torneremo alla normalità”. Le opposizioni sono alle corde. Salvini abbaia alla luna. I talk abbassano i toni. Gli apostoli di Grillo sono passati dal “vaffanculo” a Veronesi al “ lasciamo lavorare gli esperti”. E perfino la Meloni non chiede più elezioni. Ma, mentre il Ministro della Salute non approfitta della situazione e si limita a lavorare e a esporre le sue idee con composta eleganza, Conte diventa il candidato ideale per un “futuro governo del fare”. Un governo senza l’inutile chiacchiericcio della stampa, senza i ritardi provocati dagli assillanti controlli di burocrazia e magistratura, senza l’eterno paralizzante dibattito nei partiti e in Parlamento. Un “ governo del fare” lo abbiamo già avuto ai tempi del terremoto dell’Aquila. La famosa formula BB, che non stava per Brigitte Bardot o Banda Bassotti ma era la sigla dell’invincibile tandem Berlusconi-Bertolaso. Son passati dodici anni e… lasciamo perdere. Per uscire dal dimenticatoio, il povero Renzi ha provato a dire che se la quarantena dura in eterno, i morti di fame potrebbero far dimenticare i morti del coranavirus. È stato subito sepolto da un coro di critiche degli scienziati, che naturalmente hanno dimenticato ciò che qualcuno di loro sosteneva prima che scoppiasse l’epidemia. Che sia la scienza a indicare le caratteristiche che deve avere l’azione sanitaria del governo mi sembra non solo ovvio ma necessario. Non penso, però, che la scienza debba scendere in campo per delegittimare chi prova a rianimare il dibattito politico su quali possano essere le conseguenze sociali del coronavirus. Tuttavia, visto che gli scienziati un attimo prima dicono che della cura del virus non sanno niente e un attimo dopo mostrano di saper tutto, vorrei rivolgere loro alcune domande. La prima: gli ospedali, i medici, gli infermieri, i medici di base, sono stati messi in sicurezza o continuano a essere focolai di contagio? I medici francesi hanno denunciato Macron noi a Conte e a Fontana sugli ospedali gli diamo dieci e lode? La seconda: trovano normale che il Ministro degli Esteri ci comunichi che da oggi in poi “sarà prevalentemente la Cina a rifornirci di mascherine”? Se proprio dovevamo affidarci mani e piedi ai cinesi non potevamo scegliere quelli di Prato? La terza: le file davanti al supermercato chi le fa? I giovani che non vanno a scuola o i vecchi che rischiano più di tutti? E se sono i vecchi è normale? La quarta: cominciano i primi segni di rivolta tra chi non ha più i mezzi per sopravvivere. Un sussidio per le fasce più deboli è indispensabile. Come gli aiuti fiscali per le imprese, gli autonomi e il settore turistico. Ma come reagirà l’Europa quando i giornali tedeschi o svedesi cominceranno a scrivere che diamo i soldi a chi se ne sta chiuso in casa? Infine la quinta: quando (?) “torneremo alla normalità” in che situazione mentale saremo? In che situazione saranno i nostri bambini e i nostri ragazzi? Non mi rispondano che se torniamo a scuola “l’ecatombe è certa” e che non possono prevedere cosa accadrà se la quarantena si prolungherà per mesi. Io ci riesco benissimo a prevederlo. E non sono Einstein. A proposito, il Papa poteva farlo dai suoi appartamenti, da una finestra oppure in Chiesa. Perché è uscito a pregare in piazza San Pietro sotto la pioggia scrosciante?

Michele Santoro, 28 marzo 2020