Lettera di Angelo Guglielmi a Michele Santoro su “Nient’altro che la verità”

Caro Michele,

ho letto il tuo libro come un romanzo a due protagonisti pur così diversi ma gelosi di una identità comune. La tua non è una intervista ma un confronto tra un ex ricco pasticcere che poi diventa un serial Killer e un laureato in filosofia che poi diventa un giornalista “cattivo”. A spingerli è uno stesso ribellismo l’uno contro il mondo (che lo induce a diventare un uomo d’onore) l’altro contro l’ingiustizia e il malaffare che abita nel suo Paese. Tra i due si sviluppa un dialogo alla pari, si scambiano informazioni sulle loro vite private mischiandole a confessioni sulla loro attività quotidiana sullo sfondo di una vita comune. Non fanno nulla per stornare il lettore dal sospetto che siano amici (e forse si stimano) nonostante che l’uno sia un mafioso e l’altro il più accanito combattente contro la mafia. Voglio dire che in loro c’è un surpiù di umanità in cui annegano la loro diversità. Mi ricordano certi romanzi francesi in cui la comprensione (e il compatimento) vince sul giudizio e la condanna (vedi Parigi che arresta le BR italiane da estradare e il giorno dopo le liberano perché non vogliono perderle).

Quanto alla mafia io non so niente (se non che esiste) ma so che tu sei il più acuto e veritiero conoscitore (e combattente) del fenomeno mafia, conosci le sue motivazioni di nascita, il suo sviluppo (favorito dalla complicità del potere pubblico), il suo stato attuale contro il quale ti sei scontrato anche tu rischiando la vita. Dico il più veritiero perché la tua inchiesta si appoggia (e fonda) su una raccolta continua e aggiornata di prove quale quella di uno storico che non arresta mai la sua ricerca accompagnata da intuizione e creatività. Oggi (o ieri) incontri il coprotagonista del tuo romanzo di nome Avola autore di ottanta assassini. È il più bravo servitore di Cosa nostra. Con lui intrattieni (come abbiamo già detto) un rapporto ricco di umanità e lui ti risponde con uguale disponibilità. Ma è proprio così? Non sospetti che sia un vanitoso (e questo è comprensibile) ma anche un po’ fanfarone? È possibile che sia stato il protagonista comunque il coprotagonista in vario modo di tutti i delitti (gli omicidi) di Cosa Nostra da Pippo Fava a Borsellino? Come lettore (e io sono solo un lettore) mi chiedo quale è la sua credibilità?

Solo tu puoi rispondere a questa domanda.

Questo è tutto, e sarebbe stato la mia traccia se avessi potuto scrivere la recensione sulla Stampa. Hanno forse intuito (ma non si sono pentiti) che il tuo libro sarebbe stato meglio capito (e restituito) da un occhio esercitato sui libri degli scrittori?

Caramente Angelo

(ndr: Angelo Guglielmi mitico Direttore di Raitre)