Chi ha vinto in Francia?

di Alessandro De Toni

Secondo il ministero dell’interno francese la vittoria, sia pure di misura, spetta alla maggioranza uscente di Emmanuel Macron. La sera di domenica 12 giugno la versione ufficiale dei risultati del primo turno delle elezioni legislative per l’Assemblea nazionale dava in leggero vantaggio Ensemble!. La coalizione del Presidente Macron superava di poco, con il 25,7% dei voti rispetto al 25,6%, la coalizione della sinistra, la Nuova Unione Popolare Ecologista e Sociale (Nupes). In termini assoluti, un vantaggio di circa 21mila voti. Ma in realtà il sorpasso non c’è stato. Il quotidiano “Le Monde” ha rifatto i conti reintegrando nei calcoli i risultati di alcuni candidati che nei dipartimenti d’oltre mare non avevano la dicitura “Nupes” ma rappresentavano la sinistra unita. Per Le Monde, la Gauche risultava così in vantaggio: 26,1% la sinistra (+65mila voti), 25,8% Macron. Si tratta di una vittoria più che altro morale che però sottolinea la sconfitta del Presidente. Il quale, unico nella storia della Quinta Repubblica, non vince come hanno sempre fatto i presidenti eletti.


Per contrastare la vittoria della sinistra, il governo aveva già provato a indicare nelle liste i candidati della Nuova Unione Popolare Ecologista e Sociale con il solo appellativo della forza politica di appartenenza: “verde”, “comunista”, “insoumis”, “socialista”. Invece i candidati dell’ex-maggioranza, pur composta da diversi partiti, figuravano tutti con la dicitura Ensemble!. Era dovuto intervenire il Consiglio di Stato il 7 giugno scorso per imporre al ministero dell’Interno di apporre correttamente sulle schede elettorali la dicitura “Nupes”.

Mentre alle presidenziali per sconfiggere Le Pen al ballottaggio Macron invocava, occhieggiando agli elettori di sinistra, la costituzione di un “Fronte repubblicano” contro l’estrema destra. Alle legislative, l’ex-ministro dell’Educazione Jean-Michel Blanquer ha definito l’estrema sinistra «un pericolo importante alla pari di quello rappresentato dall’estrema destra». Per il secondo turno, in caso di confronto tra un candidato di sinistra e uno di estrema destra i macroniani danno l’indicazione del voto bianco o dell’astensione. Il “Fronte repubblicano” è stato dunque seppellito.

Mélenchon è diventato quello che “mangia i bambini” come ironizza con una sua copertina “Libération”. Il leader di France insoumise viene dipinto come “un Chavez gallico”, oppure si afferma che “finiremo come la Grecia”, ” vi proibirà perfino di tagliare gli alberi nel vostro giardino” (a proposito di transizione ecologica!), “imporrà la ghigliottina fiscale con tasse senza limiti”, “porterà il paese alla rovina con le sue ricette economiche di stampo sovietico” e via di questo passo. Una strategia mediatica talmente grossolana che disonora l’Eliseo. Di fronte alle critiche sulla sostenibilità finanziaria del “programma condiviso” dalle forze della Nupes, più di 300 economisti tra i quali Thomas Piketty, hanno invece sostenuto la bontà e la fattibilità delle misure sociali ed economiche proposte.


Il secondo turno non sarà una passeggiata per Mélenchon. Gli istituti di sondaggi gli attribuiscono tra i 150 e i 210 parlamentari mentre alla coalizione del Presidente vengono assegnati tra i 255 e 295 seggi. I seggi all’Assemblea sono 577 e la maggioranza assoluta è di 289 deputati. La conquista della maggioranza parlamentare per Macron non risulta scontata. La Nuova Unione Popolare Ecologista e Sociale sarà presente ai ballottaggi in 406 collegi. Macron potrà probabilmente contare sui voti dei gollisti (13,7%), la sinistra invece intende mobilitare le fasce della popolazione che non sono andate a votare (il 52,5% degli aventi diritto), cioè i banlieusards, gli abitanti delle periferie e soprattutto i giovani che si sono astenuti nella misura del 71%. Quei giovani che si erano recati in massa alle urne per le presidenziali. Nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni Mélenchon era stato di gran lunga il più votato. Occorre adesso convincerli che la vittoria, pur difficile, è possibile e serve a «evitare cinque anni di macelleria sociale e di disprezzo per le classi popolari».


Nel frattempo, tra i cinque deputati eletti al primo turno quattro sono della Nupes e in particolare di France insoumise. In compenso, quasi nessuno dei socialisti “dissidenti” capeggiati da Hollande è riuscito a passare al secondo turno.