Le conseguenze economiche della guerra negli Stati Uniti e in Russia

di Gianni Dragoni

Molti commentatori hanno sostenuto che la guerra non ha avuto effetti negativi sull’economia in Italia e nei paesi occidentali. Dal presidente della Fed, la banca centrale degli Stati Uniti, Jerome Powell, arriva una smentita a queste teorie.

Powell mercoledì ha detto al Senato che l’elevata inflazione è un problema, negli Stati Uniti ha raggiunto l’8,6%, il massimo da 40 anni. E, malgrado l’economia americana continui ad essere “molto forte”, la politica della Fed di alzare i tassi d’interesse per raffreddare l’inflazione comporta il rischio di recessione. Questo vorrebbe dire più disoccupazione. La recessione “è una possibilità”, ha riconosciuto Powell. Il presidente della Fed _ ha scritto il Financial Times _ ha spiegato che queste difficoltà sono dovute agli “eventi degli ultimi mesi nel mondo”, riferendosi alla guerra della Russia in Ucraina e alla catena delle forniture industriali intasate a causa dei lockdown in Cina per il Covid.

Nell’Unione europea l’inflazione media annua è l’8,8%, secondo i dati Eurostat riferiti a maggio. In Italia è il 7,3%, a causa dei forti rincari dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari. Le previsioni di crescita del Pil mondiale per quest’anno sono state tagliate di un terzo, l’Ocse le ha appena ridotte al 3% rispetto al 4,5% stimato in dicembre. Per l’Italia l’Ocse ha ridotto la crescita prevista del Pil al 2,5%, ma attenzione a questo dato: l’incremento è quasi tutto dovuto all’effetto trascinamento del 2021 (2,1%). Siamo come una macchina che vada avanti per inerzia, ma incapace di accelerare. Questo vuol dire che l’andamento reale della nostra economia è pressoché piatto. Del resto nel primo trimestre il nostro Pil è diminuito dello 0,2%.

La Russia intanto, nonostante le sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti e dall’Ue, incassa più soldi dalla vendita di petrolio e gas. Nei primi quattro mesi di quest’anno le entrate del bilancio statale sono aumentate di 43,8 miliardi di euro (+34%), ha scritto il Corriere della sera. Di questo surplus 27 miliardi arrivano da petrolio e gas (+90%).

Dall’inizio della guerra a oggi _ sono esattamente quattro mesi _ i paesi dell’Unione europea per comprare petrolio, gas e carbone hanno pagato alla Russia quasi 64 miliardi di euro, secondo i calcoli del Crea (Center for research on energy and clean air), un centro studi internazionale con base in Finlandia. Secondo il contatore del Crea, ogni minuto Putin incassa dai paesi Ue circa 200mila euro. L’Europa compra un po’ meno materie prime energetiche da Mosca, ma i prezzi sono più alti. E, sottolinea il Crea, così “si finanzia la guerra di Putin”.

Il petrolio che non viene comprato dai paesi europei viene smistato soprattutto in Cina e India, che hanno aumentato gli acquisti da Mosca, attirate dallo sconto praticato dai russi per i rischi legati alle sanzioni. Un barile di petrolio Ural adesso costa circa 40 dollari in meno rispetto a quello del mercato internazionale, il Brent (che è a 128 dollari), in tempi normali lo sconto è sui dieci dollari.

L’export di petrolio della Russia è aumentato a livelli che non raggiungeva da tre anni, dice Il Sole 24 Ore. Il New York Times fa notare che in maggio la Russia ha incassato dal petrolio 1,7 miliardi di dollari in più rispetto ad aprile e oggi il rublo ha rafforzato “il suo improbabile status di valuta con il miglior andamento mondiale”, cresciuta a nuovi massimi da molti anni.

Putin cerca anche di rivitalizzare l’alleanza economica dei cinque Stati Brics, che unisce Cina, Russia, India, Brasile e Sud Africa. Parlando da remoto al vertice di questi paesi ieri Putin ha detto che i Brics sono il primo tassello di un nuovo ordinamento mondiale, economico e monetario, che punta a scalzare il dominio del dollaro e l’egemonia degli Stati Uniti.

Ricapitoliamo. La Russia incassa più soldi e ha le risorse per continuare a finanziare le ingenti spese di guerra, stimate sui 100 miliardi fino alla fine di quest’anno. Questo aumenta la capacità di resistenza di Putin in una guerra già in stagnazione.

Se il conflitto si prolunga troppo potrebbe diventare devastante anche per gli americani. Per questo stanno facendo altre mosse, per evitare che i russi guadagnino terreno, con il rischio di un’ulteriore escalation del conflitto.

All’inizio di giugno gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno fornito all’Ucraina missili a media gittata. Infine c’è stata la mossa della Lituania, paese della Nato, di vietare il transito di merci in treno dalla Russia a Kaliningrad, come estensione delle sanzioni dell’Unione europea.

Potrebbe essere una mossa per far commettere a Putin un errore. Il premier inglese Boris Johnson ha detto che “Putin deve fallire”. In che modo? Per esempio, se Mosca dovesse attaccare la Lituania la Nato potrebbe reagire attaccando direttamente la Russia per proteggere un suo associato.

Un pericolo enorme per il mondo.