Lettera di Michele Santoro su Pace Terra Dignità

Come state? Spero tutti bene. Mi sono preso una pausa; ma è vero fino a un certo punto. Ho dovuto occuparmi di ristrutturare l’Applicazione, dei lavori improcrastinabili in sede, dei bilanci elettorali. Tutte cose necessarie e delle quali nessuno vuole prendersi cura. Anche tanti tra voi sono abbastanza disinteressati al problema, credono che i partiti o i movimenti nascano sotto i cavoli o li porti la cicogna. E siccome la mia natura mi porterebbe a disinteressarmi di pratiche noiose, ogni volta che sono costretto a accollarmene una, continuo a chiedermi tutto il tempo: chi me lo fa fare?

Purtroppo quelli come me, anche messi di fronte alla realtà (la partecipazione è bassa e le chiacchiere stanno a zero), continuano a sperare che le cose cambino e che quella luce che si è comunque accesa in campagna elettorale non si spenga.

Perciò, prima di prendere qualsiasi decisione, vorrei ascoltare le vostre opinioni, aprire una discussione franca e senza steccati.  Allora ricapitoliamo: ci sono quelli che Pace Terra Dignità deve continuare a tutti i costi, quelli che speravano nel miracolo del quorum e sono scoraggiati, quelli che infine hanno scelto di votare la Salis per non sentirsi inutili.

C’è appena stato l’attentato a Trump e, come tutti, ho guardato i telegiornali alla ricerca disperata di notizie. Tre quattro minuti che di solito non aggiungono niente a ciò che ci hanno mostrato molte ore prima i siti on line e poi giù una sfilza di commenti: Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, Ministro della Difesa, Salvini, un rappresentante di ogni partito della maggioranza, perfino Lupi.

La Schlein (e gli altri dell’opposizione) vengono sbrigativamente collocati in chiusura, ultimi granelli del rosario delle buone intenzioni che recita per tutti così: “La violenza è una cosa brutta e la politica non deve averci niente a che fare”.

La violenza in politica è un orrore. La guerra, invece, è la continuazione della politica con altri mezzi. Quindi va bene. Basta che sia difensiva. Serve a impedire ai cattivi di avere la meglio. Però non tutti vanno protetti nello stesso modo: i bambini ucraini che muoiono sono una sofferenza insopportabile, quelli palestinesi un dolore necessario.

Chi non la pensa così non trova spazio nei telegiornali perché non deve avere voce in politica. Giovanni Floris, ammesso che un talk abbia la forza di cambiare un sistema, è andato in vacanza. Siamo invisibili. Per attirare l’attenzione dei media dovremmo darci fuoco. Così, da quando è finita la campagna elettorale, la pace è finita in soffitta. Senza di noi il tema non esiste. L’opposizione è molto antifascista e pacifista solo per il minimo necessario. Sinistra Italiana e Movimento Cinque Stelle continueranno a votare stancamente contro l’invio di armi e ad aspettare che sia la CGIL a convocare un’altra manifestazione. Il voto utile a AVS a Strasburgo ha regalato quattro rappresentanti ai Verdi Europei, che sono per il sostegno armato all’Ucraina e potrebbero votare per la Von Der Leyen . Cosa ci fanno in un gruppo che sostiene la necessità di continuare a combattere fino alla sconfitta di Putin o alla fine del mondo? E come voterà la Salis sulle armi all’Ucraina? Aspettiamo che ce lo dica suo padre? Comunque mi sembrano dettagli abbastanza insignificanti.

La cosa più grave è il vuoto italiano nel dibattito per la nomina dei Presidenti europei. Conferma l’irrilevanza dell’Europa. Si parla solo di alleanze e di formule, non della guerra. Ne lasciamo il monopolio a Salvini e Vannacci? E “i nostri” nel frattempo voteranno chi in un modo e chi in un altro? La verità è che faranno di tutto per non scontentare troppo il PD.

 Il problema dei missili a lunga gittata, degli F16, del riarmo della Germania, sono fatterelli secondari: l’importante è aver liberato la Salis; il mondo può andare a farsi fottere. Perfino la situazione disastrosa in cui versano in Italia le carceri esiste solo quando c’è un suicidio di cui il telegiornale è costretto a parlare.

 Pace Terra Dignità è riuscita ad esistere senza una sola dichiarazione nei tg. Ed è stata molto utile: il PD ha aperto le sue liste ai pacifisti; il Movimento Cinque Stelle ha assunto tra le sue priorità la parola Pace; e i telegiornali, come mai in precedenza sensibili ai diritti umani, hanno ricondotto nel loro grembo  non solo la Salis, ma Bonelli e Fratoianni. Bloccare “i putiniani” è valso molte messe. Come potete vedere, a festa finita, come notizia, sono rimasti i conti delle case da pagare.

 Agire senza mezzi economici, senza una rappresentanza politica, censurati sistematicamente, non è stato facile. Ma centomila firme e cinquecentoventimila voti raccolti in poche settimane non sono pochi. In tanti hanno contribuito. Non tutti quelli, però, che avrebbero potuto farlo e invece sono rimasti con le mani in mano, continuando a chiedersi se ne valeva la pena.

La domanda adesso è se bastino a rappresentare la Pace  la Schlein, Marco Tarquinio e Cecilia Sala, Fratoianni e Bonelli. Non penso chi li ha votati con convinzione debba cambiare idea. Ha, però, il dovere di chiedere loro di battere un colpo, di prendere l’iniziativa, di provare a costruire una unità più ampia. Pace Terra Dignità fa della Pace la precondizione del cambiamento, è un Movimento non un partito alternativo a AVS o al  Movimento Cinque Stelle. Ci sarà anche per il PD se quel partito dovesse decidere finalmente di aprire un dibattito vero sulla guerra.

Il problema è aspettare che gli eletti si muovano o dare l’esempio mostrando la strada? Non sono convinto che la soluzione sia un fronte popolare italiano genericamente antifascista che non metta al primo posto l’uscita dal sistema di guerra.  Limitarsi a urlare “Al lupo! Al lupo!”, scambiare la Meloni per Mussolini, il presidenzialismo e l’autonomia differenziata per la Marcia su Roma, fare di tutta l’erba un fascio, non porterà molto lontano. Dobbiamo essere contenti di ciò che è successo in Francia; ma perfino lì gli operai hanno votato prevalentemente per la Le Pen, che ha preso tre milioni di voti più del Nuovo Fronte Popolare. Da noi con gli operai è andata peggio: sono rimasti a casa e l’astensione è aumentata. Non ci potrà essere niente di veramente nuovo se ai principali interessati non si riesce a far intravedere la possibilità di un altro mondo possibile, che metta  radicalmente in discussione e in maniera credibile la disuguaglianza, la dissipazione delle risorse della terra, la violenza della guerra e l’idea stessa del nemico. Possiamo approfittare dell’estate per parlarne. Senza riserve e senza insulti. Per arrivare a settembre, incontrarci fisicamente regione per regione, capire chi siamo e decidere cosa fare. Vale la pena continuare? Certo. Ma abbiamo bisogno di attori non di spettatori.

A presto

Michele Santoro