Latest videos

Image

Assemblea!

Noi sottoscritti, amanti della pace e più ancora della vita, sgomenti per gli sviluppi incontrollati della guerra d’Ucraina e per l’istigazione da parte dei governi a perpetuarla ed estenderla, sentiamo l’urgenza di un impegno personale e intendiamo riunirci in una pubblica Assemblea il 30 Settembre prossimo a Roma per promuovere un’azione responsabile volta ad invertire il corso delle cose presenti, istituire la pace e ristabilire le condizioni di un sereno futuro.

Rivolgiamo perciò un appello:

Ai pacifici, alle donne e agli uomini di buona volontà, ai resistenti perché nessun volto sia oltraggiato e la dignità sia riconosciuta a tutti gli esseri viventi, agli eredi di milioni di uomini e donne che hanno lottato per il lavoro, per l’emancipazione e per la libertà dal dominio pubblico e privato, a quanti si ribellano al sacrificio degli uni per il tornaconto degli altri, ai giovani che abbiamo perduto, a cui non abbiamo saputo garantire il futuro.
Ai credenti e ai non credenti, agli organizzati e ai disorganizzati, ai militanti di tutti i partiti, agli elettori di tutte le liste, agli assenti dalle urne e a quelli di deluse speranze, a quanti godono di buona fama e a chi soffre di una cattiva reputazione, agli inclusi e agli scartati.

Noi ci rivolgiamo a voi non perché siamo più importanti, ma perché siamo voi.
E vogliamo dare una rappresentanza a tre soggetti ideali che ancora non l’hanno o l’hanno perduta, a tre beni comuni: la PACE, la TERRA e la DIGNITÀ.
La Terra: è in pericolo, essa non è un patrimonio da sfruttare, un ecosistema da aggredire, ma la casa comune da custodire, da tornare a rendere abitabile per tutte le creature, da arricchire con i frutti del nostro lavoro e le opere del nostro ingegno.
La Dignità: è la condizione umana da riconoscere, restaurare e difendere. La dignità della libertà e della ragione, del lavoro e del tenore di vita, del migrante per diritto d’asilo e del profugo per ragioni economiche, del cittadino e dello straniero, dell’imputato e del carcerato, dell’affamato e del povero, del malato e del morente, della donna, dell’uomo e di ogni altra creatura.
La Pace: tutti dicono di volere la pace nel mondo, ma questa non si può nemmeno pensare se prima non finisce questa guerra in Europa, dunque è una seconda pace, ed è una bugia quella di chi dice di volere la seconda pace se non vuole e impedisce la prima. Noi sappiamo invece che la pace del mondo è politica, imperfetta e sempre a rischio. È assenza di violenza delle armi e di pratiche di guerra, vuol dire non rapporti antagonistici né sfide militari o sanzioni genocide tra gli Stati, implica prossimità e soccorso nelle situazioni di massimo rischio a tutti i popoli.
Il sistema di guerra è diventato il vero sovrano e comanda ogni cosa, pervade l’economia e domina la politica anche quando la guerra non c’è o non è dichiarata. È questa la ragione per cui la stessa guerra d’Ucraina non riesce a finire, benché in essa entrambi i nemici già ne siano allo stesso tempo vincitori e sconfitti e non finisce perché, così ben piantata nel cuore dell’Europa per rialzare la vecchia cortina sul falso confine tra Occidente e Oriente, la guerra d’Ucraina, è funzionale o addirittura necessaria a quel sistema, e perciò gli stessi negoziati sono stati proibiti.
È esplosa con la funesta offensiva di Putin ma ha subito suscitato una reazione straordinaria avente lo scopo di dividere l’Europa su una frontiera di odio e di sangue tra Ucraina e Russia, così da lasciare agli Stati Uniti una potenza ineguagliabile, e la Cina come vero e ultimo nemico.

LA TERRA stessa è in pericolo, le politiche ecologiche sono sospese e rovesciate, il clima si arroventa e le acque si rompono. Già ora i Grandi col nucleare sfregiano la Terra (in Ucraina con le bombe ricche di uranio impoverito). Per i potenti della Terra si direbbe che non esiste il futuro.

LA DIGNITÀ delle persone e di tutte le creature viene negata e umiliata, a cominciare dalla dignità dei migranti che sono abbandonati al mare o vengono scambiati per denaro perché siano trattenuti nei lager libici o nei deserti tunisini.
A tutto questo noi diciamo NO. Siamo sicuri che se si potesse fare un referendum mondiale, la grande maggioranza dei popoli e dei cittadini della Terra direbbe NO alla guerra come salute dei popoli, NO all’entusiasmo per il massacro, NO alla competizione strategica per il dominio del mondo, NO alla sfida culminante dell’area euro-Atlantica con la Russia e con la Cina.

Noi non neghiamo rispetto e stima ai partiti e alle loro personalità più eminenti e non condividiamo la ripulsa e il discredito di cui oggi sono fatti oggetto. Il nostro è piuttosto un Partito Preso per la Pace, per la Terra e per la Dignità delle creature, senza riserve ed eccezione alcuna.

La prima occasione in cui tutto ciò sarà messo alla prova saranno le elezioni europee. Risuona per l’Europa la domanda gridata da papa Francesco: “Dove vai Europa?”. Dove stai navigando, senza la bussola della pace?
Il primo punto di un programma elettorale è per noi il rifiuto della creazione di un esercito europeo, erroneamente considerata, nell’attuale deriva politica, il naturale coronamento dell’unità europea. È invece il residuo di una cultura arcaica che ritiene essenziale per la sovranità il potere di guerra e il disporre di un’armata. Un esercito europeo sarebbe integrato nella Nato con gli Stati Uniti al comando, renderebbe permanente la guerra civile europea innescata dal conflitto in Ucraina e il pericolo di una deflagrazione finale in una guerra mondiale già di fatto iniziata.

È invece l’Europa che dovrebbe promuovere la riforma dell’Onu e una politica attiva per il disarmo, con l’inclusione del Brasile, dell’India e del Sudafrica, nazioni che formano i BRICS, nel novero dei Cinque Membri Permanenti del Consiglio di sicurezza. In tal modo la leadership mondiale sarebbe direttamente rappresentativa del 47 per cento (quasi la metà) della popolazione mondiale.

L’Europa ha interesse a sostenere l’opposizione del presidente brasiliano Lula alla supremazia mondiale del dollaro e a sottrarre la moneta e il debito al dominio delle banche private e alla speculazione liberista del mercato di carta per recuperare la sovranità perduta e riconsegnare i beni comuni ai cittadini.

Il sistema di guerra è incompatibile con la democrazia perché porta inevitabilmente a galla fascismi vecchi e nuovi.
Non ci affascinano i Palazzi ma i Parlamenti. Vorremmo una scuola che non trasformi i ragazzi in capitale umano, in merce nel mercato del lavoro, in pezzi di ricambio per il mondo così com’è, ma in padroni della parola, coscienti e cittadini. Si decida di rendere vero anche nei fatti che la guerra è ripudiata come il patriarcato, che si salvino per primi “gli ultimi”, perché solo in questo modo si salvano anche i primi. Amiamo l’Europa e l’Occidente ma non pretendiamo un mondo a nostra misura, tanto meno uniformato al modello di “democrazia, libertà e libera impresa”, che si è voluto esportare con le guerre umanitarie e per procura, consacrando così l’economia che uccide.

Per promuovere l’Assemblea del 30 settembre a Roma chiediamo a tutti di firmare questo appello continuando a camminare insieme.

Raniero La Valle e Michele Santoro

Invia una mail a associazione.serviziopubblico@gmail.com indicando il tuo nome e cognome e fallo circolare e unisciti all’Assemblea nelle modalità che in seguito Servizio Pubblico comunicherà.

Read More

Appello ai cittadini, alla società civile e ai leader politici

Appello a chi è contrario all’invio di armi in Ucraina per dar vita a una staffetta dell’umanità da Aosta a Lampedusa per camminare insieme, unire l’Italia contro la guerra, per riaccendere la speranza.
Dopo più di un anno di guerra in Ucraina e centinaia di migliaia di morti, mettere fine al massacro, cessare il fuoco e dare inizio a una trattativa restano parole proibite. Si prepara, invece, una resa dei conti dagli esiti imprevedibili con l’uso di proiettili a uranio impoverito e il rischio di utilizzo di armi nucleari tattiche.
I governi continuano a ignorare il desiderio di pace dei popoli e proseguono nella folle corsa a armi di distruzione sempre più potenti.
Mentre milioni di persone sono costrette dalle inondazioni, dalla siccità e dalla fame, a lasciare le loro terre, centinaia di miliardi di euro vengono spesi per aumentare la devastazione dell’ambiente e spargere veleni nell’aria. L’intera Ucraina è rasa al suolo, un macigno si abbatte sull’Europa politica, aumentando le disuguaglianze, peggiorando le condizioni di vita dei lavoratori, flagellando le famiglie con l’aumento dei beni alimentari, della benzina, dell’energia e delle rate dei mutui.
Putin è il responsabile dell’invasione ma la Nato, con in testa il Presidente degli Stati Uniti Biden, non sta operando soltanto per aiutare gli aggrediti a difendersi, contribuisce all’escalation e trasforma un conflitto locale in una guerra mondiale strisciante.
Dalla stragrande maggioranza dei mezzi d’informazione viene ripetuta la menzogna dell’Occidente che si batte per estendere la democrazia al resto del mondo. Dimenticando l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia e il Kossovo.
Si vuole imporre l’idea che non esista altro modo di porre fine alla guerra se non la vittoria militare di uno dei due contendenti e che l’Italia non possa far altro che continuare a inviare armi, limitandosi a invocare una soluzione diplomatica dai contorni indefiniti.
Noi pensiamo che l’Italia debba manifestare in ogni modo la sua solidarietà al popolo ucraino abbandonando, però, qualunque partecipazione alle operazioni belliche. Vogliamo tornare ad essere il più grande Paese pacifista del mondo, motore di una azione per la Pace e non ruota di scorta in una guerra.
Sappiamo che sono in moltissimi a condividere la nostra rabbia nel vedere sottratta alle nuove generazioni l’idea stessa di futuro, mentre si diffonde la sfiducia in una politica privilegio di pochi e il governo si mostra sempre più subalterno agli Stati Uniti e incapace di difendere gli interessi degli italiani e dell’Europa.
Ma siccome chi non è rappresentato e non costituisce una forza viene spinto a credere di non poter più incidere nella vita della Nazione, seguendo l’esempio del Movimento in Francia, vi chiediamo di reagire alla sfiducia, di usare il cammino come strumento di Pace, di costruire insieme una staffetta dell’umanità che parta da Aosta, Bolzano e Trieste fino a Lampedusa.
Questo appello è rivolto a chi sente il bisogno di fare qualcosa contro l’orrore della violenza delle armi e ha voglia di gridare basta.
Sembra impossibile che i senza partito, i disorganizzati, riescano in un’impresa così difficile. Ma se ciascuno di voi offrirà il suo contributo e se i leader e le organizzazioni che si sono pronunciati contro l’invio di armi daranno una mano, tutti insieme potremo farcela.

Hanno firmato l’appello:

𝗥𝗼𝘀𝗮𝗺𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗔𝗾𝘂𝗶𝗻𝗼
𝗔𝗹𝗲𝘀𝘀𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗕𝗮𝗿𝗯𝗲𝗿𝗼
𝗥𝗼𝗯𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗕𝗮𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮
𝗠𝗮𝗿𝗮 𝗕𝗮𝘁𝘁𝗶𝗹𝗮𝗻𝗮
𝗔𝗹𝗲𝘀𝘀𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗕𝗲𝗿𝗴𝗼𝗻𝘇𝗼𝗻𝗶
𝗙𝗮𝘂𝘀𝘁𝗼 𝗕𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗼𝘁𝘁𝗶
𝗚𝗶𝗻𝗲𝘃𝗿𝗮 𝗕𝗼𝗺𝗽𝗶𝗮𝗻𝗶
𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗕𝗼𝗿𝗿𝗲̀
𝗘𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗕𝗿𝗮𝗻𝗰𝗮𝗰𝗰𝗶𝗼
𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗖𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮𝗿𝗶
𝗚𝗶𝗮𝗺𝗽𝗮𝗼𝗹𝗼 𝗖𝗮𝗱𝗮𝗹𝗮𝗻𝘂
𝗠𝗶𝗰𝗵𝗮 𝗖𝗮𝗹𝗮̀
𝗠𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗖𝗮𝗽𝗮𝗻𝗻𝗮
𝗧𝗼𝗻𝗶 𝗖𝗮𝗽𝘂𝘇𝘇𝗼
𝗠𝗮𝘁𝘁𝗲𝗼 𝗖𝗮𝘀𝘂𝗹𝗮
𝗔𝗻𝗱𝗿𝗲𝗮 𝗖𝗼𝘀𝘁𝗮
𝗔𝘀𝗰𝗮𝗻𝗶𝗼 𝗖𝗲𝗹𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗶
𝗩𝗲𝘇𝗶𝗼 𝗗𝗲 𝗟𝘂𝗰𝗶𝗮
𝗟𝘂𝗶𝗴𝗶 𝗗𝗲 𝗠𝗮𝗴𝗶𝘀𝘁𝗿𝗶𝘀
𝗦𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗗𝗲 𝗧𝗼𝗻𝗶
𝗗𝗼𝗻𝗮𝘁𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗗𝗶 𝗖𝗲𝘀𝗮𝗿𝗲
𝗡𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗗𝗶 𝗙𝗮𝗹𝗰𝗼
𝗚𝗶𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗗𝗿𝗮𝗴𝗼𝗻𝗶
𝗬𝗮𝗻𝗮 𝗘𝗵𝗺
𝗔𝗻𝗻𝗮 𝗙𝗮𝗹𝗰𝗼𝗻𝗲
𝗔𝗻𝗱𝗿𝗲𝗮 𝗙𝗶𝗼𝗿𝗲
𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗙𝗼𝗿𝘇𝗮𝘁𝗶
𝗦𝗮𝗿𝗮 𝗚𝗮𝗻𝗱𝗶𝗻𝗶
𝗘𝗹𝗶𝗼 𝗚𝗲𝗿𝗺𝗮𝗻𝗼
𝗟𝘂𝗰𝗮 𝗚𝗶𝗮𝗻𝗼𝘁𝘁𝗶
𝗦𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗚𝗶𝗼𝗳𝗳𝗿𝗲́
𝗧𝗮𝗻𝗼 𝗚𝗿𝗮𝘀𝘀𝗼
𝗜𝗴𝗼𝗿 𝗚𝗿𝗶𝗴𝗶𝘀
𝗠𝗮𝗿𝗰𝗼 𝗚𝘂𝘇𝘇𝗶
𝗡𝗶𝗰𝗼𝗹𝗮𝗶 𝗟𝗶𝗹𝗶𝗻
𝗠𝗶𝗺𝗺𝗼 𝗟𝘂𝗰𝗮𝗻𝗼
𝗙𝗶𝗼𝗿𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗠𝗮𝗻𝗻𝗼𝗶𝗮
𝗖𝗹𝗮𝘂𝗱𝗶𝗼 𝗠𝗮𝗿𝗼𝘁𝘁𝗮
𝗚𝗶𝘂𝘀𝗲𝗽𝗽𝗲 𝗠𝗮𝘀𝘁𝗿𝘂𝘇𝘇𝗼
𝗖𝗹𝗮𝗿𝗮 𝗘.𝗠𝗮𝘁𝘁𝗲𝗶
𝗨𝗴𝗼 𝗠𝗮𝘁𝘁𝗲𝗶
𝗥𝗼𝘀𝗮 𝗠𝗲𝗻𝗴𝗮
𝗧𝗼𝗺𝗮𝘀𝗼 𝗠𝗼𝗻𝘁𝗮𝗻𝗮𝗿𝗶
𝗔𝗹𝗳𝗼𝗻𝘀𝗼 𝗡𝗮𝘃𝗮𝗿𝗿𝗮
𝗝𝗼𝘀𝗲́ 𝗡𝗶𝘃𝗼𝗶
𝗗𝗮𝗻𝗶𝗲𝗹𝗲 𝗡𝗼𝘃𝗮𝗿𝗮
𝗣𝗶𝗲𝗿𝗴𝗶𝗼𝗿𝗴𝗶𝗼 𝗢𝗱𝗶𝗳𝗿𝗲𝗱𝗱𝗶
𝗗𝗮𝗻𝗶𝗲𝗹𝗲 𝗢𝗴𝗻𝗶𝗯𝗲𝗻𝗲
𝗠𝗮𝗱𝗱𝗮𝗹𝗲𝗻𝗮 𝗢𝗹𝗶𝘃𝗮
𝗟𝗲𝗼𝗹𝘂𝗰𝗮 𝗢𝗿𝗹𝗮𝗻𝗱𝗼
𝗠𝗼𝗻𝗶 𝗢𝘃𝗮𝗱𝗶𝗮
𝗘𝗺𝗮𝗻𝘂𝗲𝗹𝗮 𝗣𝗮𝗹𝗮
𝗔𝗹𝗲𝘀𝘀𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗣𝗶𝗰𝗰𝗶𝗮𝘂
𝗟𝘂𝗰𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗣𝗶𝗴𝗻𝗮𝘁𝗮𝗿𝗼
𝗡𝗶𝗰𝗼 𝗣𝗶𝗿𝗿𝗼
𝗚𝗲𝗺𝗶𝗻𝗶𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗣𝗿𝗲𝘁𝗲𝗿𝗼𝘀𝘀𝗶
𝗧𝗶𝘇𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗥𝗲𝗮
𝗥𝗼𝗯𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗥𝗲𝗮𝗹𝗲
𝗠𝗮𝗿𝗰𝗼 𝗥𝗲𝘃𝗲𝘁𝘁𝗶
𝗗𝗮𝘃𝗶𝗱𝗲 𝗥𝗶𝗼𝗻𝗱𝗶𝗻𝗼
𝗖𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗮𝗻 𝗥𝗼𝗺𝗮𝗻𝗶𝗲𝗹𝗹𝗼
𝗖𝗮𝗿𝗹𝗼 𝗥𝗼𝘃𝗲𝗹𝗹𝗶
𝗚𝘂𝗶𝗱𝗼 𝗥𝘂𝗼𝘁𝗼𝗹𝗼
𝗠𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹𝗲 𝗦𝗮𝗻𝘁𝗼𝗿𝗼
𝗥𝗶𝗰𝗰𝗮𝗿𝗱𝗼 𝗦𝗰𝗮𝗺𝗮𝗿𝗰𝗶𝗼
𝗩𝗮𝘂𝗿𝗼 𝗦𝗲𝗻𝗲𝘀𝗶
𝗘𝗹𝗶𝘀𝗮 𝗦𝗶𝗿𝗮𝗴𝘂𝘀𝗮
𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗦𝗺𝗲𝗿𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼
𝗧𝗼𝗺𝗺𝗮𝘀𝗼 𝗦𝗼𝗱𝗮𝗻𝗼
𝗦𝗮𝗻𝘁𝗶𝗻𝗼 𝗦𝗽𝗶𝗻𝗲𝗹𝗹𝗶
𝗝𝗼 𝗦𝗾𝘂𝗶𝗹𝗹𝗼
𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗦𝘆𝗹𝗼𝘀 𝗟𝗮𝗯𝗶𝗻𝗶
𝗙𝗼𝗹𝗰𝗼 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗮𝗻𝗶
𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗩𝗶𝗮𝗻𝗲𝗹𝗹𝗼
𝗚𝗶𝘂𝘀𝗲𝗽𝗽𝗲 𝗩𝗶𝘁𝗮𝗹𝗲
𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗪𝗲𝗿𝘁𝗺𝘂̈𝗹𝗹𝗲𝗿
𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗔𝗹𝗲𝘅 𝗭𝗮𝗻𝗼𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶

Per aderire scrivere alla mail
staffetta.pace@gmail.com
Scrivendoci Nome e Cognome, numero di telefono e località di residenza.

Il percorso della staffetta è stato realizzato dall’Associazione Compagnia dei Cammini.

Read More

L’altra guerra di Biden. Contro l’Europa

di Gianni Dragoni

Gli Stati Uniti sono in guerra con l’Europa. Un conflitto che riguarda gli affari, le imprese e i posti di lavoro. Il presidente Joe Biden vuole che i paesi dell’Ue siano docili alleati, in pratica sottomessi alla sua politica di inviare armi all’Ucraina per combattere contro la Russia, ma negli affari Biden va da solo. Ha preso una direzione simile a quella di Donald Trump, cioè tutelare l’industria americana anche a rischio di danneggiare gli “alleati” europei con quella che la Ue considera concorrenza sleale.

Sebbene in forma meno rudimentale delle leggi protezionistiche di Trump, dette “America First” o “Buy American”, come dire “Prima gli americani”, adesso è una legge firmata da Biden in agosto a creare grande preoccupazione in Europa. Di cosa parliamo? Ci riferiamo all’Inflation Reduction Act (Ira), la legge sulla riduzione dell’inflazione, con la quale si dichiara l’intenzione di raggiungere gli obiettivi di tutela dell’ambiente e di contenimento del riscaldamento del clima previsti dall’Accordo di Parigi del 2015. Obiettivi secondo molti irrealistici, soprattutto dopo che in seguito alla guerra Russia-Ucraina molti paesi europei hanno fatto retromarcia sull’ambiente e, per rimpiazzare il gas di Putin, hanno riacceso le centrali a carbone, il combustibile più inquinante.

La legge approvata dal Congresso americano stanzia 369 miliardi di dollari di sussidi pubblici, in dieci anni, da spendere per investimenti nello sviluppo di energie rinnovabili pulite, eolico, solare, elettrico e anche il nucleare. Da queste misure dovrebbe derivare una riduzione netta del deficit del bilancio federale di 102 miliardi di dollari.

La Ue accusa gli Stati Uniti di violazione delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Secondo il commissario Ue al Commercio, Valdis Dombrovskis, gli incentivi “discriminano le industrie Ue dell’automobile, delle energie rinnovabili, delle batterie e quelle che consumano molta energia”. Un esempio? Un sussidio di 7.500 dollari per l’acquisto di auto elettriche sarebbe ammesso solo per quelle con parti sostanzialmente fabbricate e assemblate in Nord America. Per le batterie al litio almeno il 40% di componenti deve provenire dagli Stati Uniti.

Lo scopo di Biden è attirare investimenti nelle tecnologie verdi negli Stati Uniti. Gli incentivi o gli sgravi fiscali ci sono solo se le fabbriche e i posti di lavoro crescono sul territorio americano. Bruxelles ribatte che così le industrie basate negli Stati Uniti sono favorite e faranno una concorrenza sleale a danno di quelle europee, perché nella Ue questi sussidi non sono ammessi. La Ue è già impegnata a spendere 750 miliardi di euro con il programma di rilancio Next Generation Ue. Ogni Stato deve destinare almeno il 37% dei soldi a investimenti per il clima e le riforme. Ma non ci sono clausole di precedenza agli acquisti di prodotti europei come il “Buy American” di Biden (e di Trump).

La legge entrerà in vigore il primo gennaio 2023. Oltre a creare un danno commerciale alle aziende europee, che saranno immediatamente penalizzate nelle esportazioni negli Stati Uniti, ci sarà un’altra conseguenza negativa: molte industrie saranno spinte a investire negli Stati Uniti anziché in Europa, con un sacrificio di posti di lavoro. Perfino numerosi grandi gruppi europei stanno già pensando di costruire nuove fabbriche o delocalizzare negli Stati Uniti. In Germania, Volkswagen e Bmw vorrebbero aumentare la capacità di produzione di automobili in America. In Belgio la Solvay ha deciso di partecipare a un grande progetto di batterie oltre Oceano. La francese Saint Gobain si espanderà in California. Nell’energia la spagnola Iberdrola intende fare circa la metà degli investimenti nei prossimi anni negli Stati Uniti.

C’è un impatto anche in Italia. L’Enel ha annunciato che costruirà una megafabbrica di pannelli solari sfruttando le agevolazioni di Washington in un’area tra i Grandi Laghi e il Texas. L’investimento sarà superiore ai 600 milioni che Enel sta spendendo per ampliare la fabbrica di pannelli di Catania, potrebbe arrivare a un miliardo. Anche Airbus, primo costruttore mondiale di aerei per passeggeri, con base in Francia, considera le nuove opportunità. L’amministratore delegato, Guillaume Faury, ha detto che la legge di Biden “è uno stimolo, cerchiamo di farne buon uso. Vedo molti progetti ora che avranno molto più senso negli Stati Uniti anziché in Europa, per cui è importante il dialogo tra i due blocchi”.

Ma il dialogo è infruttuoso. L’unico leader europeo che ha protestato è il presidente francese Macron, è andato da Biden a dire che la sua legge sul clima è “super aggressiva per le nostre società” e rischia di “frammentare l’Occidente”. Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, ha chiesto “una forte risposta dell’Europa”, che potrebbe includere sussidi. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il 16 agosto si era congratulata con Biden scrivendo in un tweet che la legge pone “le basi di un’economia dell’energia pulita”. Un’esultanza un po’ affrettata, adesso von der Leyen afferma che la Ue dovrà “semplificare e adattare” le proprie regole sugli aiuti di Stato per rispondere a Washington, ma esclude che la Ue voglia aprire una guerra commerciale con gli Stati Uniti “perché questo non è nel nostro interesse, o in quello degli americani”. Non sappiamo cosa ne pensi Giorgia Meloni, non pervenuta.

Mentre l’economia degli Stati Uniti va a pieni giri e il Pil beneficia anche delle massicce forniture di armi e di altri aiuti a Kiev, i paesi della Ue stanno già pagando care le conseguenze della prolungata guerra in Ucraina, con un’economia vicina alla recessione e un’inflazione tornata ai livelli di 40 anni fa: in novembre il 10% in media nell’eurozona, l’11,8% in Italia, su base annua. I rincari sono altissimi per il gas e l’energia elettrica.

Anche qui gli Stati Uniti ci guadagnano e l’Europa ci perde. Per sostituire il gas che prima veniva dalla Russia molti paesi europei, compresa l’Italia, comprano anche gas liquefatto che arriva via nave, in grandi quantità dagli Stati Uniti. Non sappiamo quanto paghiamo questo gas. Di sicuro uno sproposito, ci sono costi di trasporto, oltre a quelli per trasformarlo in liquido e poi di nuovo in gas. Il gas all’ingrosso negli Stati Uniti, nell’Henry Hub, costa 18 euro per megawattora, invece in Europa i commercianti applicano un prezzo molto più alto, quello del famigerato mercato speculativo Ttf di Amsterdam, che nei primi 11 mesi di quest’anno è stato in media superiore a 135 euro. Prima della crisi le medie di lungo periodo erano di 20 euro. In Europa il gas viene pagato sei-sette volte rispetto agli Stati Uniti. Che dalla guerra ci guadagnano due volte. Eppure i governi europei rimangono docili, sottomessi alleati di Biden. E sembrano anche contenti.

Read More