Dall’archivio di Samarcanda, omaggio a Libero Grassi. L’imprenditore che si oppose alla mafia e denunciò il racket del pizzo, qualche mese prima di essere ucciso, nel 1991, ospite del programma di Santoro disse: “C’è il primato della legge, il primato della politica, il primato della morale, ma c’è un primato superiore: quello della qualità del consenso. La formazione del consenso, che poi è l’arma della mafia. E la prima cosa che controlla la mafia è il voto. A una cattiva raccolta di voti corrisponde una cattiva democrazia. I valori morali sono transeunti, sono contemporanei. Non c’è un valore morale, non c’è una legge valida per sempre, la legge la fanno i politici, la fanno buona, la fanno cattiva, è relativa al consenso. Sempre. Se i politici hanno un cattivo consenso faranno una cattiva legge. E allora noi dobbiamo curare la qualità del consenso”.
Libero Grassi: l’intervista a Samarcanda
L’imprenditore, pochi giorni prima della sua barbara uccisione, spiegava a Michele Santoro che non pagava il pizzo alla mafia “perché è una rinunzia alla mia dignità di imprenditore” e perché implicava “dividere le scelte con il mafioso”. La mattina del 29 agosto 1991 mentre andava a lavorare a piedi, Libero Grassi venne ucciso a colpi di pistola a Palermo. Per l’assassinio furono arrestati e condannati i mafiosi Salvino Madonia e Marco Favaloro.