Gianfranco Fini percorre a ritroso a Servizio Pubblico la sua esperienza politica. La nascita del Pd, lo scioglimento di Alleanza Nazionale e il credo nel bipolarismo: “Non dirò mai che tutto quello che ho fatto è stato giusto”. Ma il suo errore più grande è “aver messo Berlusconi nella condizione di fare il padrone”.
Il curriculum di Fini
L’ex leader di An si sfoga così: “Credevo che un grande partito di centrodestra potesse rendere la nostra democrazia una democrazia dell’alternanza di stampo europeo. Però Berlusconi si è sentito subito il padrone del Pdl: crede che governare e comandare siano due sinonimi. La Bossi-Fini? Non la rinnego. Cambierei solo il limite dei sei mesi per cercare un nuovo lavoro. E aggiungerei la tutela per chi ha messo su famiglia”.
Travaglio su Fini
A ripercorrere le tappe politiche di Fini ci pensa Travaglio: “Berlusconi lasci perdere la politica e continui a fare l’imprenditore: così diceva un giovane Fini nel 1993 quando era segretario del Msi. Avesse tenuto duro…Nel 1994 Montanelli profetizzò che in caso di vittoria del Cavaliere la parola destra sarebbe diventata impronunciabile per almeno mezzo secolo per motivi di decenza. Chissà che cosa sarebbe accaduto se non avesse tolto il sostegno a Mani Pulite, se non avesse votato a favore delle peggiori leggi di Berlusconi. Chissà che cosa sarebbe accaduto se non avesse smentito quanto detto nel 1995: Con Bossi nemmeno un caffè” arringa il giornalista del Fatto nel suo editoriale. Che poi rilegge le dichiarazioni di Fini che dopo il discorso del predellino di Berlusconi assicurò che Alleanza Nazionale non si sarebbe mai sciolta per unirsi al Pdl.
Fini sugli impresentabili
Circa la giustizia e le liste pulite, sempre a Servizio Pubblico, Fini dice la sua: “Candidare persone con guai giudiziari genera disgusto nelle persone. Sul tema della legalità si è consumata la rottura tra me e Berlusconi. La legalità non è una bandierina ma un abito da indossare tutti i giorni”.