Inchiesta Uffizi. Ma è davvero a rischio il tesoro artistico?

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Inchiesta Uffizi. Fuori dalle gallerie prospera la speculazione sui turisti. Sono tante le società che comprano in massa i biglietti d’ingresso dalla Civita per poi rivenderli a prezzi maggiorati. E, mentre all’esterno si formano code chilometriche, dentro le sale del museo i turisti vengono stipati all’inverosimile, con gli impianti di climatizzazione che fanno le bizze. Una guida ammette: Un crocifisso di Signorelli si è imbarcato, e si è danneggiato anche un Perugino. Se le opere fossero state conservate nel passato come lo sono oggi non ci sarebbero arrivate”. Ma è davvero a rischio il tesoro degli Uffizi? L’inchiesta esclusiva di Andrea Casadio. La copertina di Servizio Pubblico.

Inchiesta Uffizi: il dibattito

L’analisi del critico d’arte Philippe Daverio sulla gestione degli Uffizi. “I musei non sono esattamente come gli alberghi a ore, cioè tot metri quadri tot visitatori. I musei sono strutture culturali di conservazione di comunicazione. Ora noi ci siamo sempre posti la domanda se veramente e se veramente comunicano. Firenze ha una cinquantina di musei. Il più antico museo del mondo (di antropologia culturale) è a Firenze. Quello fatto dai Medici nel 1500. Se ha 30 visitatori al giorno sono tanti. Firenze ha una delle più grandi collezioni d’arte giapponese e non ci va nessuno. La cultura non è andare agli Uffizi, è entrare in contatto con un mondo. Firenze potrebbe avere gli stessi numeri di Parigi. Ma la struttura degli Uffizi non lo permette. O s’inventano degli Uffizi o quel sistema non può funzionare. Noi ci giochiamo sopra e ci nascondiamo dietro un dito”.