Nel corso di M, programma sperimentale di Michele Santoro in onda su Rai 2, la filosofa Donatella Di Cesare dice la sua su Hitler e sull’hitlerismo: “Pensiamo sia un periodo chiuso della storia. In realtà è molto più presente di quello che possiamo pensare. Dell’hitlerismo ci è rimasto ad esempio il concetto di campo. La possibilità di internare delle persone, degli esseri umani stranieri che reputiamo intrusi” – spiega – “Nella storia umana i campi nascono nel Novecento. Ed è necessario distinguere tra campi di internamento, di lavoro, di concentramento e di sterminio. C’è una grande differenza: nei campi di concentramento la mortalità era del 20%. Nei campi di sterminio invece quelli che scendevano dai vagoni piombati andavano direttamente nelle camere a gas e nei forni crematori”.
Di Cesare sull’hitlerismo
Di Cesare aggiunge: “Ecco cosa ci ha lasciato l’hitlerismo: l’idea che ci siano delle persone inutili, superflue, di cui non sappiamo cosa fare. Che oggi mettiamo in quelle che con un eufemismo definiamo centri per gli stranieri. E che sono più o meno chiusi. Sono internati in attesa di essere espulsi. Ecco che torna il concetto di superfluità”.