Don Mauro Inzoli in carcere per abusi su minori: tutta la storia

Don Mauro Inzoli
L'ex Comunione e Liberazione condannato a 4 anni e 7 mesi per otto episodi

Don Mauro Inzoli finisce in carcere. L’ex prete, recentemente ridotto allo stato laicale dal Vaticano, si è costituito spontaneamente ed è ora rinchiuso a Bollate, Milano: dovrà scontare 4 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione, dopo che un mese fa la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna respingendo il suo ricorso. L’ex capo di Comunione e Liberazione della provincia di Cremona ed ex presidente di associazioni per minori in affido era accusato di otto episodi di abusi su cinque ragazzi: il più piccolo di 12 anni, il più grande di 16, fra il 2004 e il 2008. Le vittime sono state risarcite con 25mila euro ciascuna. Con il risarcimento, le parti civili si sono ritirate dal processo. La Corte d’appello di Brescia aveva scontato due mesi alla condanna inflitta in primo grado.

L’intervista

“Io mi sento grandissime responsabilità nella mia vita. Sono un sacerdote, prima ancora un uomo, prima ancora un cristiano. Grandissime responsabilità…Educative soprattutto”: a parlare in questa intervista esclusiva con camera nascosta firmata da Francesca Fagnani è Don Mauro Inzoli, condannato in via definitiva per abusi su minori e ora rinchiuso nel carcere di Bollate. Le vittime di ‘don Mercedes’ – dalla sua passione per le auto di lusso – sono state risarcite con 25mila euro ciascuna. Sul punto il diretto interessato spiega: “È stata una decisione degli avvocati…”. Poi aggiunge, incalzato: “Ci sono molti sacerdoti che sono stati travolti da queste ‘vicende'”. Per quei ragazzi prega? “Prego per tutti. Da stasera anche per lei”.

L’inchiesta

Ai nostri microfoni rivela l’inchiesta Nicola Lelario, capo della squadra mobile della questura di Cremona: “Abbiamo ascoltato più o meno 25-30 ragazzi – quando li abbiamo sentiti erano già tutti adulti – e da qui abbiamo potuto ricostruire quello che era un vero e proprio sistema”. Racconta l’investigatore che “il modus operandi era abbastanza collaudato: l’approccio era soft con delle carezze poi si passava magari a dei baci, le vittime hanno descritto anche baci violenti. Poi i palpeggiamenti. I casi più gravi hanno portato alla masturbazione e all’eiaculazione da parte delle vittime. Le più piccole avevano 12-13 anni. Ad accompagnare questi atti sessuali c’erano dei riferimenti all’Antico Testamento o ai passi biblici, come a voler dire che non c’era niente di male in quello che stava accadendo. Anzi ammantarlo di una sacralità”. E il Vaticano cosa ha fatto? Alla richiesta di rogatoria ha opposto il segreto pontificio, rivela Lelario.