Guerra del latte, una giornata con i pastori sardi: “Non vogliamo elemosina elettorale”

Il reportage dalla piazza dei pastori sardi in rivolta contro il crollo del prezzo del latte: "Con 60 centesimi a litro non paghiamo neanche il mangime"

Continua la rivolta dei pastori sardi contro il crollo del prezzo del latte. Dopo aver incontrato il premier Giuseppe Conte e il ministro leghista alle politiche agricole Gian Marco Centinaio in Sardegna, i pastori in rivolta ormai da una settimana, sbarcano a Roma. Qui una delegazione di pastori si è unita alla piazza organizzata dalla Coldiretti sugli ulivi davanti Montecitorio, per protestare contro il ribasso del prezzo del latte.

“No al crollo del prezzo del latte”: il reportage dalla piazza dei pastori sardi

Una lotta portata avanti da anni e contro tutti: dalla politica all’industria del latte. La richiesta è di stabilire un prezzo del latte che riesca a far sopravvivere le aziende. Oggi viene pagato 60 centesimi al litro, “ma per produrlo ce ne vogliono 74” racconta un allevatore a Servizio Pubblico. Quindi viene chiesto al governo di intervenire per alzare il prezzo a un euro.

Il 24 febbraio in Sardegna ci sono le elezioni regionali. Una finestra di tempo alzare la voce e farsi sentire per i pastori che promettono “di consegnare le tessere elettorali e di bloccare i seggi”. E un’occasione di raccolta di consenso per i politici. Il 12 febbraio, nel giorno in cui scendono in piazza a fianco della Coldiretti, i pastori sardi vengono chiamati dal ministro dell’Interno Salvini. Vanno al Viminale, ma senza illusioni: “Dobbiamo crederci?”, “siamo sotto elezioni ma non vogliamo vetrine elettorali”,  tiene il punto Battista Cualbu, pastore e presidente di Coldiretti Sardegna: “Saremo soddisfatti solo  quando avremo dei risultati”. Il 14 gennaio c’è un nuovo tavolo. Sul perché siano stati ricevuti dal ministro dell’Interno e non da un dicastero con competenze specifiche – come quelli di Di Maio –  i pastori riportano quanto detto al tavolo del 12 febbraio: “È diventata una questione di sicurezza“, data la feroce protesta in Sardegna. Ma il dubbio che circola anche tra gli allevatori è che le elezioni imminenti siano tra i motivi dell’interesse.

Perché protestano i pastori sardi

“Chi ha speculato sul nostro latte, dagli industriali al Consorzio di tutela“, devono essere regolamentati.  Il dito è puntato contro chi decide le quote di produzione del pecorino romano, principale prodotto che utilizza il latte sardo. Più della metà del latte prodotto in Sardegna viene infatti utilizzato per fare il pecorino. I pastori accusano i produttori di non rispettare le quote annue sulla produzione del celebre formaggio. Una violazione che porta i caseifici ad accumulare grandi scorte. Una sovrapproduzione che fa crollare il prezzo del latte e “chi ne subisce le conseguenze siamo noi pastori”.