Revenge Porn, Boldrini: “Le sanzioni non bastano. Serve assistenza psicologica alle vittime”

Il Revenge porn, il reato (non ancora istituito in Italia) che punisce la diffusione non autorizzata di foto e filmati a sfondo sessuale senza il consenso della persona ripresa non sarà inserito nella legge “Codice Rosso”. Il no è stato decretato ieri in Senato: con uno scarto di 14 voti contrari (a scrutinio segreto) è stato bocciato l’emendamento sulla “vendetta pornografica” alla legge che accelera le indagini e inasprisce le pene in caso di violenza sulle donne. Con le opposizioni, Forza Italia, Pd e Leu, sulle barricate e la frattura nella maggioranza sulla castrazione chimica, voluta da Matteo Salvini, il voto sul “Codice Rosso” è slittato a martedì 2 aprile.

Bocciato anche l’emendamento presentato da Laura Boldrini (LeU) che nelle settimane scorse, in un’intervista a Servizio Pubblico, aveva definito il revenge porn “la nuova frontiera della violenza sulle donne”, auspicando che potessero essere accettati eventuali emendamenti alla legge”. L’ex presidente della Camera ha fatto sua una petizione di 100mila firme raccolte su change.org da alcune associazioni, poi tradotta in articolato contro il revenge porn. “È necessario pensare non solo alla sanzione, ma anche all’educazione digitale e all’assistenza psicologica delle vittime“.

Al momento  in Parlamento ci sono quattro ddl per riconoscere il reato di revenge porn, tre di Forza Italia e uno dei Cinque Stelle, che ha iniziato l’esame in commissione giustizia al Senato lo scorso 14 marzo”.

 

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