La Bestia di Salvini ha un buco nella gomma?

La Bestia salviniana è tornata ad accusare la Boldrini di volere “l'invasione incontrollata”. Bum, 4000 like e tweet virale. Ma a quel punto l'ex presidente della Camera ha avuto la bella idea di andargli a rispondere

La Bestia del Capitano ha un buco nella gomma? Durante la scorsa legislatura Laura Boldrini è stata usata come punching ball dalla macchina della propaganda di Matteo Salvini. Dipinta come il perfetto paradigma della radical chic buonista di sinistra coi gessetti colorati, l’allora presidente della Camera ha fomentato per anni i peggiori istinti della Bestia di Luca Morisi, il social media manager di Matteo nel frattempo traslocato al ministero dell’Interno alla bella cifra di 65mila euro l’anno.

Fino al giorno in cui i due si sono scontrati dal vivo a Otto e Mezzo durante la campagna elettorale, e Boldrini ha “asfaltato” – come direbbe lui – il buon Matteo. A dimostrazione del fatto che i leoni da tastiera tendono a trasformarsi in gattini dal vivo, certo. Ma qualche giorno fa è successo qualcosa di diverso.

La Bestia salviniana è tornata ad accusare la Boldrini di volere “l’invasione incontrollata”, che ormai è un po’ un evergreen. Bum, 4000 like e tweet virale. Ma a quel punto la Boldrinova, come la chiamano i salviniani, ha avuto la bella idea di andargli a rispondere. O meglio, di mandare qualcun altro a replicargli:

“Buongiorno ministro, sono un collaboratore di Laura Boldrini, che ora è impegnata in un incontro con gli studenti e non ha tempo né voglia di stare sempre a rispondere alle sue bufale. Mi ha chiesto solo di domandarle: #maquandolavori?”.

La replica di Boldrini ha raccolto 17mila mipiace, ovvero il quadruplo del tweet di Salvini. L’hashtag #Maquandolavori è rimasto nei trending topic per 24 ore, a dimostrazione del fatto che il presunto “dominio” social del Capitano è un’illusione ottica.

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E anche che c’è un “popolo di sinistra” che non ha alcuna intenzione di lasciare il campo Internet ai presunti campioni della destra sovranista e non aspetta altro che un segnale per rispondere a narrazione con narrazione e a slogan con slogan, senza subire passivamente la comunicazione politica altrui.

Ma, soprattutto, questo dimostra che la macchina della propaganda di Salvini comincia a emettere pericolosi scricchiolii. Se quando era all’opposizione il Capitano poteva sparare su tutto e tutti, oggi che è al governo i riflettori sono puntati su di lui: ed esporsi troppo, come quando ha avuto la pessima idea di festeggiare su Twitter un’operazione di polizia a Torino mentre gli arresti erano ancora in corso rischiando di bruciarli, può diventare un boomerang in qualsiasi momento.

Ora Salvini ha davanti due alternative: mettere la cravatta alla Bestia, sacrificandone le potenza, oppure lasciarla senza guinzaglio e que sera, sera. Un bel dilemma.

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