Bobo Craxi: perché vale sempre la pena di festeggiare il 25 aprile

Si è spenta l’eco della celebrazione del 25 aprile, va da sé che il mantenimento della memoria, che è un bene prezioso,ha portato con sé negli anni anche inevitabili chili di retorica e impolverati ricordi. Per oltre vent’anni il  rito “stanco” della celebrazione della liberazione era tale perché abbiamo avuto consapevolezza e illusione che i valori democratici fossero acquisiti in Italia una volta per tutte. È stata una ricorrenza di sinistra perché le formazioni più impegnate sul piano politico ed anche militare nella lotta contro il nazifascismo furono certamente quelle legate alla tradizione socialista e comunista; abbiamo avuto il presidente partigiano Sandro Pertini ed altre molteplici figure epiche, donne e uomini della lotta antifascista, padri costituenti come Terracini, pasionarie  come l’Anselmi; e per fortuna che negli anni abbiamo sempre fatto così, per tramandare alle generazioni future il significato profondo della lotta partigiana. Il nobile tentativo all’inizio del 2000 di sviluppare una riconciliazione nazionale senza svalutare il significato della resistenza ma promuovendo un’analisi corretta sul piano storico di quella che fu certamente anche una guerra civile é tuttavia franato  in questi anni con il riaffiorare dei fantasmi più cupi del secolo che sta alle nostre spalle in cui imperversarono totalitarismi e autoritarismi.

 

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Il nazionalismo più deteriore che sta producendo delle fratture sociali di carattere ideologico in tutta Europa, Trump negli Stati Uniti é stato il prodotto finale di questo rigurgito sovranista, populista che come un’epidemia da Londra a Barcellona, da Roma a Parigi, da Madrid a Budapest sta occupando lo spazio del sistema democratico rivolgendosi all’indietro mettendo in discussione non soltanto le conquiste sociali e civili del secolo del dopoguerra, l’Europa in testa, ma rigenerando forme subdole neo-fasciste e neo-totalitarie che si rivelano innanzitutto nel dominio dell’idea suprematista di razze e popoli, nel becero disprezzo delle istituzioni qualsiasi esse siano, fatto salvo le forze dei cittadini in armi, l’intolleranza verso le forze politiche diverse da loro;
L’insidia é enorme perché questi movimenti europei, siano la Lega Italiana, la Vox Spagnola (data molto alta nei sondaggi), i Gilets Gialli francesi o i Cinque Stelle italiani piuttosto che i conservatori inglesi partigiani della Brexit o gli indipendentisti catalani, accettano le regole del gioco, manifestano la volontà di aderire alle condivise regole democratiche salvo, naturalmente, poi sviluppare una visione settaria, manichea, in definitiva arretrata della società che dicono loro di rappresentare in nome di tutti mentre, al contrario, i numeri, i sondaggi di opinione dicono che essi sono soltanto una parte e per nulla maggioritaria della comunità dei cittadini europei.

 

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Il 25 Aprile é stata in realtà anche una festa europea, si sono salutate il ritorno alla libertà per un futuro democratico nella liberazione dell’Italia dal Nazi-fascismo e la cosiddetta “rivoluzione dei garofani” portoghese che detronizzó il Regime Militare di Salazar;
E per costruire una comune identità europea é significativo valorizzare le ricorrenze significative per tutti e ventisette paesi membri. Per questo assume sempre di più un che di ridicolo la scelta di Salvini di disertare ogni celebrazione pubblica del 25-A;

È una Celebrazione Nazionale e patriottica per eccellenza, la base essenziale perché l’Italia si trasformasse in una delle società più dinamiche e democratiche al Mondo; e l’incolto capetto della Lega Nord trasformatosi in sovranista quando dice “prima gli italiani” non si capisce a quale Italia si riferisce; a quale Storia Patria, a quale vincolo nazionale comune?
L’ignoranza a volte fa brutti scherzi ma per un uomo di Stato essa é inammissibile.

Ed é per questa ragione che il 25 Aprile val sempre la pena di festeggiare.