Le mani della Lega sulla Rai, Giannini: “Salvini padrone incontrastato, pluralismo a rischio”

L'intervista al direttore di Radio Capital: "Sovraesposizione nei tg non è neppure giustificata da quanto la Lega ha preso nelle urne, è un'anomalia nell’anomalia".

Nei giorni scorsi l’Eurispes ha pubblicato il suo rapporto semestrale nel quale si sancisce l’occupazione di Salvini dei telegiornali della Rai, un vero dominus incontrastato che negli ultimi mesi ha potuto contare su un tempo di parola superiore a chiunque altro, ben il 10 per cento del totale. Per Massimo Giannini, direttore di Radio Capital ed editorialista di punta di Repubblica, in Rai c’è ormai “un padrone incontrastato che domina la narrazione dei tiggì”.

E se in passato vi era maggiore attenzione a bilanciare gli interventi dei vari leader di partito (e di governo), anche in base alle percentuali ottenute nelle elezioni politiche, “oggi – prosegue Giannini – nel caso di Salvini, questa sovraesposizione nei telegiornali non è nemmeno giustificata dalla forza effettiva che la Lega ha preso con le elezioni del 4 marzo. Quindi siamo dentro un’anomalia nell’anomalia. E questo dovrebbe farci riflettere con qualche inquietudine su qual è il destino della nostra informazione e soprattutto del servizio pubblico”.

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Tanto la Lega quanto i 5 Stelle, che in passato hanno urlato contro la lottizzazione della Rai, oggi si comportano come i predecessori, se non peggio, ma secondo il Direttore Giannini nessuno grida allo scandalo “perché oggi si respira un clima di conformismo ancora maggiore rispetto alla Prima Repubblica, quindi anche il fatto che i tiggì siano la cassa di risonanza del Governo non dà fastidio a nessuno, anzi incontra il favore diffuso dell’opinione pubblica”.

Una riflessione conclusiva arriva dalla notizia circolata nei giorni scorsi secondo cui il comico Daniele Luttazzi potrebbe tornare in Rai. Per Giannini “sarebbe un’eccellente notizia”, ma con un ma: “non vorrei che in un sistema completamente rimesso sotto il controllo della politica, il ritorno sulla scena di Luttazzi servisse soltanto da foglia di fico per dimostrare al sistema che il pluralismo invece c’è”. Insomma, conclude Giannini, “per un Luttazzi che torna, mi preoccupa che ci siano tiggì saldamente nelle mani della cosiddetta struttura sovranista”.

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