Avviato l’iter per la revoca della concessione della Certosa di Trisulti alla DHI di Bannon

È ufficiale: il ministero dei beni culturali ha avviato l’iter per la revoca della concessione della Certosa di Trisulti, monumento nazionale, alla Dignitatis Humanae Institute, associazione vicinissima a Steve Bannon, l’ex stratega di Trump cacciato dalla Casa Bianca e ideologo della destra nazionalista. Qui la DHI voleva fare la sua scuola di politica di stampo sovranista. Un’intenzione mai esplicitata prima di vincere il bando.

La revoca della concessione della Certosa di Trisulti

Il ministro per i Beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, “a seguito degli esiti dell’attività ispettiva condotta e del conseguente parere dell’Avvocatura dello Stato richiesto qualche settimana fa dal Mibac, ha richiesto al Segretario generale di dare impulso alla Direzione Generale competente affinché intraprenda tutte le opportune azioni a tutela dell’amministrazione rispetto alle rilevate criticità in ordine alla legittimità dell’assegnazione in concessione d’uso della Certosa di Trisulti a Collepardo, all`associazione ‘Dignitatis Humanae Institute‘, sia in fase di affidamento che in fase esecutiva”. Così in una nota il  ministero esplicita quanto circolava in maniera ufficiosa da settimane.

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L’Avvocatura dello Stato ha infatti “individuato la sussistenza di tutte le condizioni per procedere all’annullamento in autotutela ai sensi dell`art. 21-nonies della legge 241/1990, nonché alla declaratoria di decadenza del concessionario ai sensi dell`art. 19 del contratto di concessione, in conseguenza della violazione di diversi obblighi contrattuali”.

Tutti i dubbi sul bando vinto dalla Certosa di Trisulti

Ed infatti, sono tanti i punti interrogativi che pendono sopra la concessione dell’abbazia del 1200 alla DHi. Ad iniziare dai requisiti richiesti dal bando che hanno portato la Rete delle Comunità Solidali a fare ricorso in autotutela. Tra i requisiti richiesti per l’assegnazione c’era la gestione, nell’ultimo quinquennio, di un altro bene culturale. Dai documenti in possesso di Servizio Pubblico si vede come la Dhi abbia dichiarato di aver gestito il museo monastico di San Nicola nella Ciociaria, sempre a Collepardo, “in collaborazione con l’abbazia Cistercense di Casamari (FR) di cui il Dhi si occupa tutt’oggi”. Peccato che, come denunciato dai manifestanti nel video di Servizio Pubblico, questo museo semplicemente non esista e sia un rudere mai gestito da nessuno.

C’è poi la questione della solidità finanziaria. Nell’ambito del bando infatti, il Mibact ha chiesto delle garanzie per il restauro e la manutenzione dell’abbazia. L’avvocato Benjamin Harnwell che vive nella Certosa da gennaio 2019 e la gestisce per conto della Dhi, ha risposto con una lettera di garanzia finanziaria firmata dalla direzione della filiale di Gibilterra della banca danese Jyske. Che però non ha confermato la veridicità del documento (nella gallery). Non c’è garanzia dunque, nonostante nella proposta della Dhi è indicata una cifra di 1,9 milioni per le spese di intervento necessarie a restaurare l’abbazia, pari a 100mila euro l’anno.

C’è poi la questione della costituzione della DHi come soggetto giuridico: avrebbe acquisito la personalità giuridica solo nel giugno del 2017, sei mesi dopo rispetto alla data dichiarata, e dopo la scadenza dei termini della gara indetta dal ministero guidato allora da Franceschini nell’ottobre 2016.

Tutto questo ha portato nei mesi scorsi ad un’interrogazione parlamentare da parte di Fratoianni di Sinistra Italiana e anche ad una lettera da parte di Nicola Zingaretti al ministro dei beni culturali. I cittadini di Collepardo – coordinati dalla Rete delle Comunità Solidali che ha organizzato la seconda marcia di protesta contro l’insediamento della scuola di matrice sovranista nel monastero – hanno poi raccolto le firme per il ricorso in autotutela oggi accolto dal Mibac.

I documenti: