Tiberis: la brutta fine che ha fatto la spiaggia di Virginia Raggi

240mila euro spesi nell'agosto scorso per l'allestimento, un'indagine della Corte dei Conti per danno erariale e la Soprintendenza ai beni culturali che la dichiara abusiva. Il risultato finale: della spiaggia non rimane più nulla

La riconoscete dalle immagini? Eppure dovreste, visto che nell’agosto scorso avete visto questo luogo pressoché ovunque, nei tg e nella propaganda su Facebook. Questo è ciò che resta di Tiberis, la spiaggia sul Tevere aperta nei pressi di Ponte Marconi la scorsa estate dalla Giunta Raggi.

Ad accorgersene sono stati due consiglieri municipali di Articolo Uno che hanno mandato le foto a Roma Today. “Inauguriamo oggi il Parco Tìberis con annessa una meravigliosa spiaggia. Abbiamo riqualificato una parte importante del fiume Tevere, perla della Capitale. Vi aspettiamo numerosi!”, annunciava il presidente della Commissione Ambiente in Campidoglio Daniele Diaco nell’agosto scorso all’epoca dell’inaugurazione.

Ma da quel giorno la storia di Tiberis è stata piuttosto travagliata. La Corte dei Conti ha aperto un’indagine per danno erariale nell’ottobre scorso dopo l’accesso agli atti di alcune associazioni di cittadini che avevano fatto scoprire il costo totale del manufatto: 240mila euro. Intanto nei primi giorni d’apertura era scoppiata la polemica su Zorro, ovvero il capo dei rom di zona che avrebbe dato il suo assenso all’opera dopo una presunta trattativa con la dirigenza del Comune.

Poi, nell’ottobre scorso, la mazzata finale. La soprintendenza ai beni culturali del ministero aveva dichiarato abusiva la spiaggia chiedendo al Comune «il ripristino dello stato dei luoghi», perché l’intervento agostano voluto dalla giunta rappresenta «un fattore di rischio e di vulnerabilità del paesaggio». Il progetto, secondo il documento riservato rivelato all’epoca dal Messaggero, avrebbe trascurato anche «gli argini novecenteschi» che cadevano a pezzi.

Ma la soprintendenza, come ha rivelato l’associazione Amici del Tevere, non ha indicato una data di scadenza entro cui ripristinare l’argine. Per questo il rischio è che adesso rimanga tutto così come lo vedete. Ovvero come era prima. O meglio: peggio di prima.

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