Carmine Schiavone a Servizio Pubblico: “Controllavamo dai 70mila ai 100mila voti”

Carmine Schiavone a Servizio Pubblico

L’intervista di Carmine Schiavone a Servizio Pubblico: voti di scambio, ciclo dei rifiuti e guerre di mafia raccontate dal pentito di Camorra. “Li avevamo in pugno perché li votavamo e facevano i patti con me” – rivela Schiavone a Sandro Ruotolo circa i politici locali – “Noi controllavamo dai 70mila ai 100mila voti nella sola provincia di Caserta. E a Napoli pure”

Carmine Schiavone a Servizio Pubblico

Schiavone prosegue la sua confessione: “Cosentino? Lui è venuto da me e mi ha detto: Io pure ti sono parente da parte di mamma. A me servono i voti a Villa Literno e a Casale e tu mi puoi aiutare. In cambio il cemento lo dovevo fare solo io”. Un passaggio anche su Cesaro: “Dici Giggino ‘a purpetta? Lo tenevamo inquadrato per ammazzarlo. A lui e Pasquale Scotti di cui era l’autista. Erano cutuliani”. Poi torna indietro nel tempo, al giorno del suo ingresso nell’organizzazione criminale: “Sono stato ‘battezzato’ a Milano da Luciano Liggio nel 1974. A Casale non eravamo camorristi, eravamo tutti mafiosi. Era la Cosa Nostra campana. Eravamo 2-3000 affiliati. Ne ho fatti arrestare circa 1500. Spartacus sono io. Nel clan mi occupavo di imprese, costruzioni industriali, terreni agricoli. Ogni mese, negli anni ’80, entravano due miliardi. Poi siamo arrivati a dieci miliardi”.