A San Ferdinando si continua a morire. Anche dopo lo sgombero della tendopoli

Il punto zero, tutto da ricominciare. Questo sarebbe dovuto essere lo sgombero della baraccopoli di San Ferdinando, meno di venti giorni fa. La fine del degrado, della paura, dell’illegalità si vantava Matteo Salvini, che per l’occasione ha messo in campo una task force di 600 uomini delle forze dell’ordine. Questa notte, a poche centinaia di metri dal deserto lasciato dalla favela rasa al suolo dalle ruspe, c’è stata una nuova vittima del fuoco. La quarta, dall’inizio dell’anno, la prima nella nuova tendopoli. Si chiamava Sylla Noumo, aveva trentadue anni. Dopo lo smantellamento del ghetto aveva trovato posto lì, in quello che doveva essere un luogo sicuro, presidiato, con tanto di badge e tesserino di ingresso per l’accesso. Una struttura regolare, controfirmata da Stato ed enti locali.

Planando dall’alto sulla vecchia e nuova baraccopoli, Servizio Pubblico vi propone alcune immagini in esclusiva del campo che abbiamo visitato due settimane fa.

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Sylla Naumè, il migrante morto nella nuova tendopoli di San Ferdinando

“È la peggiore conferma  agli allarmi inascoltati dell’Unione Sindacale di Base, che da anni si batte affinché la soluzione agli immani problemi dei lavoratori della piana di Gioia Tauro passi per il riconoscimento dei diritti salariali e previdenziali e per l’insediamento abitativo diffuso” scrivono in una nota il Coordinamento lavoratori agricoli Usb e la Federazione Usb della Calabria.

“È anche la peggiore conferma di quanto strumentale e disumana sia la linea del ministro dell’Interno, nonché senatore eletto in Calabria, Matteo Salvini, l’uomo che non più tardi di due settimane fa si vantava di aver risolto ogni problema demolendo le baracche di San Ferdinando. Le chiacchiere purtroppo sono le sue, le loro. Non un solo problema dei braccianti della piana di Gioia Tauro è stato risolto con l’esibizione muscolare contro i lavoratori”.

“Non è con le tendopoli o con altre soluzioni emergenziali – conclude la Usb – che si metterà fine alla condizione disumana nella quale vivono e lavorano i braccianti di San Ferdinando. Usb torna a chiedere a gran voce che venga riavviato il progetto per l’insediamento abitativo diffuso al fine di dare dignità a questi uomini e donne impegnati nella raccolta degli agrumi”