Libia, D’Alema: “L’Italia ha tante colpe. Salvini? Sui diritti è come i miliziani di Haftar”

Il Presidente della fondazione Italianieuropei Massimo D’Alema alle telecamere di Servizio Pubblico analizza le ragioni della nuova escalation militare in Libia, dove le truppe fedeli al maresciallo della Cirenaica Khalifa Haftar hanno lanciato un’offensiva contro il governo di accordo nazionale guidato del premier Al Serraj.

“Non c’è mai stata pace in Libia, i conflitti sono continuati fino ad oggi” spiega D’Alema “ora questa guerriglia rischia di sfociare in un’aperta guerra civile. La responsabilità è grave e di diversi Paesi: molti hanno lavorato per sostenere e armare i suoi, i gruppi più vicini ai propri interessi nazionali anziché mettere le diverse fazioni con le spalle al muro e obbligarle a un accordo di ricomposizione nazionale”.

Fra i Paesi che hanno fatto troppo poco, secondo D’Alema, c’è anche l’Italia:

“L’azione politica italiana sulla Libia è da diversi anni inefficace, nonostante il nostro Paese fosse nella posizione per giocare un ruolo da protagonista. Siamo stati inadeguati nonostante molti ambienti libici avessero invocato una maggiore presenza e una più forte azione italiana”.

Poi la chiosa sul ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che nei giorni scorsi aveva ribadito che la Libia è un porto sicuro:

“Salvini è incommentabile, dal punto di vista del rispetto dei diritti umani la sua concezione non è molto diversa da quella delle milizie libiche”.

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