La definitiva assoluzione dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino nella storia degli scontrini consente di mettere un punto sul Peccato Capitale del PD Roma: la “democratica” defenestrazione del primo cittadino operata – e rivendicata con orgoglio anche ieri – dall’allora commissario Matteo Orfini.
L’archeologo prestato alla politica ha sempre smentito la vox populi che voleva Renzi dietro l’operazione assumendosene l’intera responsabilità, e questo è positivo perché in politica le vittorie hanno sempre tanti padri mentre le sconfitte spesso sono orfane. Però ha continuato anche a sostenere l’assurda tesi di aver deciso di far cacciare Marino con le dimissioni dai consiglieri eletti in Assemblea Capitolina per la Regola dell’Incapace.
Una “regola” varata appositamente per Marino e mai più utilizzata, visto che da quell’ottobre 2015 tanti esponenti del PD avrebbero dovuto essere salutati per aver dimostrato “incapacità” – per dirla con le parole di Orfini – ben peggiori rispetto a quella del chirurgo prestato alla politica, ma invece sono rimasti tutti ai loro posti quando non sono stati promossi.
Ma non è questo il punto. Il punto è che Marino è stato eletto dai cittadini romani e soltanto dai cittadini romani avrebbe dovuto essere giudicato per il suo operato attraverso il voto: non si capisce proprio perché Orfini, novello Michele l’Intenditore, sia improvvisamente diventato l’arbitro dell’azione politica altrui, e se “incapaci” erano anche i personaggi che il commissario ha infilato in giunta.
Uno tra tutti il torinese Stefano Esposito, che ha esordito nel suo mandato di assessore dicendo alla Zanzara che andava allo stadio a urlare “Roma merda” e successivamente non ha esattamente lasciato il segno (eufemismo) nella gestione dei trasporti pubblici della Capitale.
Invece si conoscono benissimo i fatti successivi alla defenestrazione del sindaco. Prima l’elezione di un segretario a Casu, poi le primarie al III e all’VIII Municipio dove i candidati dell’allora maggioranza del partito sono stati sconfitti da Giovanni Caudo e Amedeo Ciaccheri, che poi hanno vinto anche le elezioni.
Infine è arrivato Zingaretti e mentre le correnti romane hanno cominciato a riposizionarsi furbescamente – perché i voti a volte si contano, a volte si pesano esattamente come le azioni – rimane sempre la domanda sospesa: visti i risultati, sicuri che l’incapace fosse Marino?
Animazione di Lapo Tirelli
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