Incendio Notre Dame, Fuksas: “Siamo nostalgici, ma non sappiamo mantenere il passato. Ricostruzione in 4-5 anni”

Parigi. Sulla Ville Lumière non svetta più quel pinnacolo che indirizzava lo sguardo, la guglia di Notre Dame, novanta metri puntati verso il cielo inghiottiti ieri sera dalle fiamme. “È andata in fumo una parte di una delle cattedrali più importanti d’Europa, sorta nel dodicesimo secolo insieme a quella di Chartres, Rems, Rouen, Beauvais” osserva l’architetto Massimiliano Fuksas. “Era il segno di un mondo nuovo che su impulso della borghesia mercantile si ricostruiva attorno alle città e si riapriva all’Europa”.

L’incendio, “Notre Drame” titolava oggi il quotidiano francese Libération, “ci dice che abbiamo difficoltà a mantenere il passato e a guardare al futuro. Nonostante siamo nostalgici, trattiamo il passato molto male. Non ci sono grandi risorse se non in caso di disastro. Basti pensare a L’Aquila, che non siamo riusciti a ricostruire”.

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A Parigi, è crollata la volta della navata centrale, si sono invece salvate le torri e le opere d’arte all’interno, che saranno trasferite al Louvre. “Se è stata danneggiata solo la foresta di querce, in 4-5 anni si potrebbe rimettere in piedi, mentre per per sistemare le opere d’arte, le sculture etc servirà molto più tempo” prevede Fuksas. “La scelta vincente sarebbe mettere insieme l’antico con il contemporaneo, trovare un equilibrio tra un briciolo di nostalgia e capacità di leggere il contemporaneo”.

Assieme alla cattedrale è bruciata anche una parte di noi, come ha detto il presidente Macron? “La parte principale non sono gli edifici, le pietre”, sottolinea l’architetto. “Quel che conta è lo spirito. Se il genere umano ce la farà a resistere e andare oltre questi gravissimi fatti siamo salvi. Se siamo troppo legati alle cose a scapito del sentire abbiamo perso”.