La sinistra di Mélenchon potrebbe vincere le elezioni in Francia

di Alessandro De Toni

La sera del 10 aprile 2022, al termine del primo turno delle Presidenziali, malgrado i 7,7 milioni di suffragi raccolti (il 22%) Jean-Luc Mélenchon ha perso per la terza volta la scommessa di accedere al secondo turno. Era successo anche nel 2012 e nel 2017, ma stavolta a impedirgli l’accesso al secondo turno (che si è tenuto tra Macron e Le Pen) sono stati solo 420mila voti. Voti sottratti dal candidato comunista il quale si è presentato in solitaria raccogliendo un misero 2,3%, pari a 800mila voti. Chiunque al posto di Mélenchon avrebbe gettato la spugna. Invece solo due giorni dopo ha lanciato la sua sfida a Macron: «Eleggetemi Primo Ministro alle elezioni legislative». E oggi rischiano davvero di vincere le elezioni per l’Assemblea legislativa in Francia, che si terranno al primo turno il 12 giugno e il 19 al secondo.
In realtà, il suo vero atto di coraggio è stato dimenticare le polemiche e gli insulti e aprire un negoziato che si è poi concluso con un accordo elettorale e programmatico tra France Insoumise, verdi, comunisti e Partito socialista. Sono nati così la Nupes, la Nuova unione popolare e sociale, e un “programma condiviso” inteso e sottoscritto come vero e proprio programma di governo.


Chi è Jean-Luc Mélenchon
Jean-Luc Mélenchon è un politico di lungo corso. Per 30 anni membro del Partito socialista, dal 2000 al 2002 è ministro nel governo Jospin con delega all’insegnamento professionale. Nel 2008 lascia il partito e tenta una nuova formazione politica. La sua ispirazione prendeva spunto dalla sinistra Latinoamericana (Ugo Chavez, Evo Morales, José Mujica) e dai teorici del populismo di sinistra come Ernesto Laclau e Chantal Mouffe. Ovviamente il suo pensiero traeva ispirazione anche dai grandi rivoluzionari francesi come Robespierre, dai socialisti di sinistra come Jean Jaurés e dalla Comune di Parigi. La sua rottura con il partito era iniziata tre anni prima con la battaglia per il No al referendum del 2005 sull’approvazione della Costituzione europea. Il No vinse in Francia con il 55% dei voti rivelando così che tra gli elettori di sinistra la linea anti-liberista era maggioritaria.
Nel febbraio 2009 Mélenchon fonda il “Parti de Gauche” (Partito della Sinistra). Nel 2012 si presenta alle presidenziali con il “Front de Gauche” in alleanza con i comunisti e altre organizzazioni minori ottenendo l’11% (circa 4 milioni) dei voti, classificandosi al quarto posto tra i candidati all’Eliseo. Al ballottaggio sostiene comunque Hollande.
Nel febbraio 2016, fonda la France Insoumise, un movimento con caratteristiche ben diverse da quelle di un partito tradizionale. Si candida alle elezioni presidenziali del 2017 di nuovo con l’appoggio dei comunisti ottenendo quasi il 20% dei suffragi; non riesce ad accedere al secondo turno per circa 700mila voti. In quella tornata elettorale prova a sedurre i ceti popolari attratti dal Front National o dall’astensionismo: evita di utilizzare la parola “sinistra” e mette da parte le ritualità della Gauche. Non fa sventolare nessuna bandiera con falce e martello, ma fa distribuire bandiere con il simbolo del fi greco () in bianco su sfondo rosso (il simbolo del partito-movimento) nonché il tricolore. Non fa intonare l’Internazionale ma cantare la Marsigliese. Cerca di impostare il ragionamento sui migranti sottolineando la necessità di contrastare le cause dell’immigrazione pur schierandosi a favore dei “sans-papiers” (gli immigrati irregolari). Parla di “fachés pas fachos” (arrabbiati ma non fascisti). Davanti a quel programma, uno dei più radicali della sinistra europea, l’elettorato rimase propenso ad astenersi o votare Le Pen. Ma il risultato fu comunque notevole. Dopo il disastroso quinquennio di Hollande, per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, un candidato di sinistra precedeva (e di parecchio) il candidato del Partito Socialista, Benoit Hamon, che si fermò al 6%.
Il taglio “populista di sinistra” della prima fase di France Insoumise e l’idiosincrasia verso gli apparati partitici, inducono Mélenchon a rifiutare ogni accordo con gli stati maggiori delle altre formazioni di sinistra. I risultati di quelle elezioni legislative (11% e 17 deputati su 577), delle amministrative e delle europee (poco più del 6%) sono deludenti. Alcuni esponenti “sovranisti” come Georges Kuzmanovic, il responsabile esteri, decidono di andarsene. Altri sollevano il problema della democrazia interna e della trasparenza del processo decisionale. A partire dal 2019, questi dissensi inducono France Insoumise a compiere una significativa inversione di rotta su “populismo”, rapporto con le mobilitazioni sociali, programma relativo all’Ue, alleanza con gli altri partiti di sinistra e democrazia interna. Al centro dell’elaborazione culturale e politica del movimento viene posto un programma per la transizione ecologica radicale. Il gruppo dirigente cerca di trovare un equilibrio tra l’attenzione prioritaria verso i settori sociali disgustati dalla politica e tentati dall’astensionismo e l’attenzione rivolta agli ambienti politicizzati a sinistra e sensibili all’ecologia (i “ceti medi riflessivi” diremmo noi).

Il movimento dei Gilets Jaunes ha poi risposto all’intuizione di Mélenchon sul superamento della classe operaia classica come motore del cambiamento e sulla necessità di introdurre nuove categorie analitiche come la nozione di “popolo”. Il suo pensiero politico concede molto spazio anche alla nozione di “creolizzazione” privilegiando il crogiolo etnico e culturale della Francia contemporanea, in risposta all’estrema destra e alle politiche discriminatorie di Macron contro il così detto “comunitarismo islamico”. Non è un caso che il 67% degli elettori di fede musulmana abbia votato per Mélenchon al primo turno delle presidenziali (in Francia i musulmani sono circa 5-6 milioni). Queste sue posizioni hanno richiamato alle urne i giovani e gli astensionisti delle banlieues appartenenti alle seconde e terze generazioni dell’immigrazione e spiegano i suoi veri e propri trionfi (anche sopra il 50%) in alcuni territori d’oltre mare.

Nei confronti dell’Unione europea è stata abbandonata la linea del “Piano A – Piano B”. Una posizione che proponeva radicali modifiche dei trattati europei a partire dalla drastica revisione dei parametri di Maastricht (Piano A). Qualora queste modifiche fossero state rifiutate, la Francia avrebbe dovuto uscire dalla Ue e dall’euro (Piano B). Adesso si preferisce ragionare in termini di disubbidienza alle regole europee qualora esse impediscano di attuare politiche socio-economiche a favore dei ceti popolari.


Cos’è oggi France Insoumise (letteralmente, Francia indomita)
France Insoumise non è un partito classico, anzi. Constatando il fallimento dei partiti tradizionali, questa formazione politica è nata per sperimentare nuove forme di pratica politica. Non vuol essere divisiva ma inclusiva, per questo rifiuta il binomio maggioranza/minoranza e cerca di arrivare a conclusioni condivise con il confronto. Nei partiti classici, invece, le divergenze nascondono spesso il pretesto per le lotte personali.
La nascita di France Insoumise risale al 2016 e ha come retroterra le mobilitazioni sociali che hanno lasciato il segno nella società francese. In particolare i milioni di scioperanti e manifestanti che si mobilitarono bloccando la riforma delle pensioni del governo Juppé. Ma anche le più recenti manifestazioni contro la riforma delle pensioni di Macron e quelle dei Gilets Jaunes o ancora le mobilitazioni del personale sanitario.
Nemmeno un anno dopo la nascita, nel 2017, l’organizzazione contava già 500mila aderenti. A France Insoumise si aderisce online senza formalità e senza versare alcun contributo (anche se spesso vengono lanciate campagne di auto-finanziamento). Gli iscritti si sono costituiti in migliaia di Gruppi d’azione in tutto il territorio francese ed estero. Ogni gruppo non può comprendere più di 15 membri e, quando questo numero viene superato, l’aggregazione dà vita ad altri nuclei. I responsabili sono sempre due, una donna e un uomo. I gruppi hanno la massima autonomia d’iniziativa nel rispetto dei principi fondativi e del programma del movimento: ”L’Avenir en commun”, l’Avvenire in comune. Chi si vuole iscrivere può consultare su internet la mappa dei gruppi e scegliere quello più vicino o che gli è più simpatico. I gruppi possono essere territoriali, professionali, funzionali o tematici. Non esistono strutture intermedie ma i gruppi si possono coordinare per un’azione in comune, un’elezione, un dibattito. Si tengono referendum interni. Annualmente si svolgono convenzioni di cui due terzi dei delegati sono tirati a sorte. Ogni estate vengono organizzate delle università estive alle quali partecipano tra i 2 ed i 3mila militanti. Esse rappresentano delle vere e proprie scuole di formazione politica ed anche momenti di approfondimento del programma e della strategia.
France Insoumise dispone di vari organi di comunicazione: i canali social, una web tv, periodici, lettere di informazione per i militanti e il blog di Mélenchon, che è molto attivo anche su tik tok.
Nel 2021 è stata costituita “l’Union Populaire” (UP) che ruota intorno ad alleanze politiche e sociali (sindacati, partiti di sinistra, associazioni, Ong, sindaci, organizzazioni ecologiste). Questa unione dopo l’accordo con gli altri partiti di sinistra si è allargata ed ha un parlamento composto ora da 500 membri: metà sono personalità espressioni del mondo politico, l’altra metà sindacalisti, membri di associazioni, artisti, intellettuali. Questo organismo vuole rappresentare la centralità parlamentare della vita pubblica francese, promuovendo una riforma costituzionale che superi l’attuale monarchia presidenziale e dia vita alla Sesta Repubblica.


I principi fondativi

Il primo principio è quello di un movimento in evoluzione che cerca di inventare una nuova forma di aggregazione dei cittadini. France Insoumise è un movimento umanista che promuove l’emancipazione della persona umana, la sovranità popolare, la giustizia sociale, il laicismo, l’ecologia, l’armonia tra gli esseri umani e la natura. Il movimento è aperto e popolare: promuove il coinvolgimento delle persone con scarse risorse economiche favorendo la solidarietà interna; facilita l’azione di tutti al suo interno offrendo una formazione basata sui metodi dell’educazione popolare. Competizioni interne, conflitti personali e scontri di correnti non hanno cittadinanza nel movimento, così come commenti o comportamenti violenti, sessisti, razzisti, antisemiti o LGBTfobici. La creazione del Comitato contro la violenza di genere e sessuale rafforza l’applicazione di questo principio.

Il processo decisionale consensuale punta a evitare le insidie ​​legate a divisioni e posizioni di minoranza. Il movimento sta sperimentando gradualmente i metodi democratici più adatti a questo orientamento. Di fronte alla disgregazione della società a cui conducono le politiche liberiste, esso non limita la sua azione al campo politico, ma la estende a tutte le sfere per creare comunità e legami sociali. La sua attività è organizzata in campagne su tutto il territorio nazionale.

Una parte significativa delle attività è dedicata ad azioni concrete di solidarietà. France Insoumise promuove e sostiene i movimenti di autorganizzazione popolare e le mobilitazioni collettive della società che difendono obiettivi simili ai suoi. Si tratta di un movimento-rete che federa gruppi di azione organizzati secondo uno statuto definito collettivamente, un movimento trasparente, i cui principali orientamenti e le campagne sono determinati da una consultazione online degli “insoumis.es” organizzata regolarmente, in particolare in occasione delle sue convenzioni annuali. Esso promuove una molteplicità di forme di partecipazione permettendo a tutti ed a tutte di essere utili rispettando il loro ritmo e il loro livello di impegno.

France Insoumise è un movimento policentrico dotato di:

  • una squadra operativa articolata in più settori aperti alla partecipazione di tutti per realizzare i compiti necessari alle campagne del movimento;
  • un’équipe programmatica che assicura il coordinamento del programma, l’animazione e lo sviluppo dei libretti tematici e dei laboratori delle leggi aperti a tutti gli “insounis.es”;
  • un gruppo parlamentare;
  • spazi nazionali per consigli e proposte i cui funzionamenti sono definiti da un regolamento. Il movimento istituisce un comitato elettorale e un’assemblea rappresentativa che riunisce membri di questi diversi spazi nazionali e degli “insoumis.es” volontari estratti a sorte, in particolare all’interno dei gruppi di azione.

Infine, France Insoumise è un movimento che si prepara a governare. Centrali, a tal proposito, sono l’elaborazione pluriennale del programma “L’Avenir en commun” e i libretti tematici che danno anche vita a laboratori di scrittura delle leggi per definire con i cittadini le proposte.
Non tutto ha funzionato
Come abbiamo detto all’inizio, France Insoumise non è un partito tradizionale, ma un movimento in continua evoluzione. L’impianto “gassoso” ha funzionato abbastanza bene nel corso della campagna per le presidenziali, un pò meno bene in altre occasioni. Molti militanti dopo il 2017 cominciarono a sollevare critiche per la mancanza di istanze di decisioni collettive criticando come tutto il dibattito si svolgesse all’interno del solo gruppo parlamentare. In seguito a queste critiche e dopo una larga consultazione della base, dal 2019 lo statuto di France Insoumise prevede nuove istanze: un’agorà politica in cui militanti, dirigenti ed esperti discutono della linea e della strategia; e soprattutto un’assemblea dei gruppi d’azione composta da delegati scelti dalla base che si riunisce ogni tre mesi.

Questi aggiustamenti e una maggiore attenzione alla democrazia interna hanno dato nuovo slancio a France Insoumise, consentendole di diventare la forza egemone della Gauche.