Riina e Lorusso in carcere: “Perché non perquisirono il mio covo?”

La ricostruzione di Servizio Pubblico

Riina e Lorusso in carcere. La ricostruzione di Servizio Pubblico. La mattina del 5 settembre 2013 Totò Riina chiacchiera nel cortile del carcere di Opera in cui è recluso al 41 bis, con Alberto Lorusso, la sua “dama di compagnia”.

Riina: “Ancora oggi non ho mai capito perché hanno sospeso la perquisizione. Io a casa non avevo niente però non riesco a capacitarmi perché si sono fermati”.

Il covo di Totò Riina

Luca Cianferoni contro Travaglio. “Io credo che la perquisizione nel covo di Riina non ci sia mai stata. Ci sono delle sentenze. Vorrei difendere il generale Mori se si deve fare a Mori il processo d’appello. Vorrei difendere il generale”. Così Luca Cianferoni parlando della mancata perquisizione del covo di Totò Riina.

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Pronta la risposta di Marco Travaglio. “L’unico dato certo è che un ufficiale di polizia giudiziaria dice al procuratore Caselli: ‘non perquisiamo il covo, sorvegliamolo’. Caselli si fa giurare che il covo sarà sorvegliato e lui lo stesso pomeriggio ritira tutta la sorveglianza e lascia il covo incustodito, affinché la mafia possa andare a perquisirlo al posto dello Stato”.

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