Dai vaffa alla solida alleanza. Grillo e Draghi, la strana coppia

«Se noi arriveremo a vincere le elezioni e a governare questa roba cambierà in una settimana. È finita questa Europa dei banchieri. Draghi non può decidere la sorte dei governi». Così Beppe Grillo dal palco del Circo Massimo nel 2014.

Di settimane ne sono passate un bel po’, anzi sono passati anni. L’allora presidente della Banca centrale europea Mario Draghi oggi è il capo del governo.

Ironia della sorte, sarebbe il Movimento 5 stelle a poter decidere di mandare a casa il banchiere. Ma non ha nessuna intenzione di farlo. «Continuiamo a sostenere il governo Draghi» ha detto il garante del M5s ai suoi parlamentari incontrati a Roma.

La sintonia tra i due si è andata consolidando lentamente nel tempo, da quando il Movimento si è trasformato da partito anti-sistema a partito di responsabilità. Come non chiedessi che fine ha fatto la «grande rivoluzione, esportabile».

Lo scorso inverno, quando l’Italia brancolava nel buio alla ricerca di un presidente della Repubblica post Mattarella, fu proprio Grillo a indicare Draghi al Colle. «Lo vedrei bene lassù», avrebbe detto ai suoi.

Ripercorriamo alcuni vecchi vaffanculo pubblicati sul blog di Grillo, oggi dimenticati in favore di un sostegno senza incertezze.

2013. Draghi mago Silvan

Un Grillo furioso, nel pieno del lancio del suo Movimento, sul suo blog, attacca i «giochi di prestigio» di Draghi per tenere in vita «l’Italia e le sue banche». Che Draghi fosse “un bluff,” d’altronde, era stato detto a chiare lettere già in un blog post del 2011.

2014. Draghi Poppins

«Cosa succederà quando scopriremo che l’ennesima aspirina del dottore Mario Draghi non sarà servita a far calare la febbre della crisi? (…) Mario Draghi è una Mary Poppins un posuonata che tira fuori dalla sua borsetta sempre le stesse ricette». La sparata più famosa è senz’altro quella del Draghi Poppins, tirata fuori nel 2014 per commentare il nuovo taglio dei tassi di interesse deciso dalla Bce.

2014. Draghi ingrassa solo le banche

«Chiederemo ora a Draghi se ritiene giusto continuare a prestare soldi a tassi dello 0,15% alle banche private per ingrassare le tasche dei top manager e dei loro azionisti mentre cittadini e imprese in difficoltà devono morire, affidarsi agli strozzini o, quando sono fortunati, pagare tassi di interesse molto più alti», così in un post pubblicato sul Blog.

Per Beppe Grillo e il Movimento 5 stelle, insomma, Mario Draghi non è più «un banchiere mai eletto da nessuno» che lavora «per conto della finanza», come lo era nel 2014. È troppo chiedere cosa è cambiato? Otto anni fa ci chiedevamo se anche Grillo fosse ormai percepito come un elemento del sistema…